È durata poche ore la detenzione di Cesare Battisti a San Paolo del Brasile, dopo l’arresto nella sua casa di Embu das Artes in seguito alla sentenza di  una giudice federale che ne aveva decretato l’espulsione per essere entrato in Brasile con documenti falsi. Il Tribunale regionale federale ha accolto infatti la richiesta di scarcerazione presentata dal suo legale, Igor Sant’Anna Tamasauskas, che ha anche annunciato una contro-azione legale: «Non compete a un giudice di primo grado decidere sulla sua espulsione», ha detto.

L’ex militante dei Pac (Proletari armati per il comunismo), condannato in Italia per il suo coinvolgimento in quattro omicidi,   è stato quindi riaccompagnato a casa. Contrariamente a quanto affermava un comunicato delle autorità, secondo le quali sarebbe dovuto rimanere in custodia fino al momento dell’espulsione verso la Francia, uno dei paesi in cui era transitato nella sua lunga latitanza.

E dalla Francia una dichiarazione di Sarkozy sull’argomento («L’Italia dovrebbe voltare pagina rispetto a quegli anni terribili») ha scatenato la reazione della destra italiana: «Parole infami» secondo Federico Mollicone di Fratelli d’Italia; «Renzi si dia una svegliata e faccia tutto quello che è in suo potere per assicurare alla giustizia italiana un criminale assassino» ha detto la presidente dello stesso partito, Giorgia Meloni. Il governo risponde con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, pronto a mettere in campo «nuove iniziative per ribadire una volontà politica chiara: assicurare Battisti alla giustizia italiana e consentire l’esecuzione della pena». «Non smetteremo di batterci per questo obiettivo», gli ha fatto eco il ministro del’Interno Angelino Alfano.