Per un attimo è sembrato che potessero lasciare nella polvere Mad Max, e stanno dando almeno un po’ di filo da torcere a George Clooney nell’utopia disneyana Tomorrowland: sono le Barden Bellas, il gruppo all girls di a cappella che, in questo sequel della fortunata commedia musicale Pitch Perfect (2012) balzano, dai tornei universitari americani, alla world series del genere. Diretto dall’attrice Elizabeth Banks (l’effervescente Effie Trinket di Hunger Games, che era già produttrice del primo film questa serie), Pitch Perfect 2 inizia con Beca (Anna Kendrick), Fat Amy (l’australiana Rebel Wilson) e le altre impegnate in una trionfale performance per Michelle e Barack Obama. Che però viene interrotta da una clamorosa wardrobe malfunction (termine genialmente coniato in onore dell’involontaria apparizione del seno di Janet Jackson, durante un passo a due con Justin Timberlake al Superbowl 2009).

Bandite dal campionato nazionale per aver messo in imbarazzo la Casa bianca, le Bellas devono rifarsi all’estero – dove pare che i gruppi di a cappella americani non vincano mai e dove fanno invece furore i Das Sound Machine, palestratissima band tedesca che sembra un incrocio tra i Kraftwerk e i Village People. «Questo potrebbe essere lo scontro tra Stati uniti e Germania più significativo della storia», dice serissimo un cronista prima della «battaglia» finale. Beyoncé, Ester Dean, Jessie J, Sam Smith, l’hit del primo film When I Am Gone e Snoop Dogg che canta Here Comes Santa Claus, punteggiano la colonna sonora – fatta nuovamente di musiche originali e oldies rimaneggiati, a prova del pubblico più mainstream e dei fan più sfegatati di Glee.
Con il loro messaggio di empowerment femminile e il DNA da United Colors of Benetton (la bianca, l’asiatica, le nera, la grassa…), le Barden Bellas sono creature dell’attuale zeitgeist. Lo provano anche i 125 milioni e oltre di dollari che le ragazze hanno incassato in Usa in sole due settimane. Peccato che Pitch Perfect 2, come film, non sia proprio granché.