L’appello è ai deputati del Partito Democratico. «Ma vi rendete conto dove vi sta portando Renzi?» ha domandato ieri il giuslavorista Piergiovanni Alleva e candidato per la lista «L’Altra Europa con Tsipras» al Nord-Est in una conferenza stampa alla Camera con Antonio Di Luca (candidato a Sud), Ivano Marescotti (candidato a Nord Est) e Lorella Zanardo (candidata al centro). Insieme hanno esposto le «forti criticità» del decreto Poletti sui contratti a termine sul quale il governo ha messo la fiducia, blindando il testo che sarà approvato in settimana, e comunque entro lunedì 19 maggio. Lo studioso di diritto del lavoro, già responsabile della consulta giuridica della Cgil, è stato radicale nella critica del provvedimento e non certo tenero con il più grande partito della maggioranza che si è visto imporre al Senato da Scelta Civica e Nuovo Centro Destra misure peggiorative rispetto al compromesso raggiunto in precedenza alla Camera.

«Oggi il Pd non è un partito di sinistra , voglio sperare che i deputati Pd non siano d’accordo» ha detto Alleva che con i suoi editoriali ha spiegato lo «sconcio etico e incostituzionale» rappresentato dalla cancellazione dell’«acausalità» dei contratti a termine per 36 mesi. Con il contratto a termine il lavoratore vivrà e lavorerà sotto il ricatto permanente della mancata proroga (ad oggi: cinque) e non potrà rivendicare alcunché. Per Alleva il «PrecariAct» di Renzi e Poletti è inoltre illegittimo perché contrasta con la normativa europea sui contratti a termine (la numero 70 del 1999). Su questo aspetto, i giuristi democratici, l’unione sindacale di Base, il movimento 5 stelle e probabilmente anche la Cgil denunceranno il governo Renzi alla Commissione Europea. La Commissione proporrà il ricorso alla Corte di giustizia. Per Alleva è inoltre possibile anche l’impugnazione del provvedimento davanti alla Corte Costituzionale. In linea teorica, esiste la possibilità che qualsiasi giudice possa disapplicare la legge. «Sarà una battaglia, com’è accaduto con Marchionne, quando la Fiom ha vinto 64 cause di lavoro».

«La grande bugia che ci raccontano è che la flessibilità potrebbe garantire i piani industriali italiani. Ma l’Italia non ha piani industriali, questa è la verità – ha aggiunto Alleva -Alla commissione lavoro della Camera c’è stato un atteggiamento disonesto. Si è sostituita la causalità del contratto a termine con la riduzione delle proroghe a cinque, come se non fosse possibile farne altre cinque e poi altre cinque». L’atteggiamento nei confronti dell’ex presidente dell’Alleanza delle cooperative, oggi ministro del lavoro, Giuliano Poletti è stato tacciato da Alleva di «disgustoso paternalismo».

Poletti non vuole sentire ragioni. Ieri ha definito «improduttiva per il paese ogni discussione supplementare sul decreto». «Ai lavoratori diciamo che è meglio avere la possibilità di stare 36 mesi in un posto di lavoro piuttosto che avere sei ragazzi che cambiano il loro lavoro ogni sei mesi perché l’imprenditore preoccupato di dover formalizzare una causale preferisce interrompere il contratto per averne un altro ha aggiunto – Ci sono tante imprese che stanno aspettando di applicare questa legge, quindi prima arriva, meglio è». Ma le critiche dei sindacati di base, come dei movimenti, dei 5 Stelle e della Cgil riguardano la presunta volontà di queste imprese di prorogare effettivamente la durata di questi contratti senza causale. Il rischio, molto concreto, è quello di aumentare il turn-over di contrattisti e apprendisti, negando loro la possibilità di difendersi persino davanti ad un giudice.

Della gravità del provvedimento sono consapevoli anche le reti di precari e studenti che dalle 15 di oggi hanno convocato un presidio a Montecitorio con i sindacati di base. «Il Ddl Poletti e il jobs act finiranno quello che il pacchetto Treu ha iniziato 20 anni fa – sostiene Emanuele del collettivo di Scienze Politiche della Sapienza – precarizzando del tutto le nostre vite e rendendoci sempre più poveri e ricattabili. Per questo vogliamo un reddito di base e un salario minimo».Oltre alla via giudiziaria, l’opposizione al decreto lavoro, e all’imminente discussione sulla legge delega, si svolgerà nelle piazze. L’appuntamento che i movimenti si sono dati è al vertice europeo sulla disoccupazione dell’11 luglio a Torino. Lo slogan è tutto un programma: «Renzi stai sereno».