Bastien Vivès è una vera rock star in Francia, un successo e una popolarità impensabile per un fumettista in Italia, dove si discute se l’ultima fatica di Gipi, Una Storia, sia degno o meno di essere ammesso alla fase finale dello Strega.

Classe 1984 Vivès arriva al successo con il più classico prodotto etichettabile nella categoria graphic novel: Il gusto del cloro (Black Velvet), celebrato alla mecca del fumetto europeo, il festival di Angoulem, con il premio per la rivelazione dell’anno 2009. Poche parole e molte immagini mute, una storia d’amore che non inizia mai nel microcosmo di una piscina tra una bracciata e l’altra, una vivida rappresentazione del mondo interiore e una trama ridotta all’osso.

Sembra la formula perfetta per il giovane autore francese, ma Vivès preferisce non cullarsi sugli allori. Così nella produzione successiva troviamo di tutto: un fumetto erotico (Les melons de la colère, mai pubblicato in Italia), un blog di successo (le cui storie abbiamo imparato ad apprezzare sulle pagine della compianta rivista Animals), una storia di «formazione» come Veri Amici (TheBox), il racconto della vita di una giovane ballerina con Polina (Black Velvet),disegnata con una linea asciutta e minimale, a cui fanno da contraltare i colori dati a larghi tratti di pastello di Nei miei occhi (Black Velvet), esperimento dove letteralmente viviamo la storia dallo sguardo del protagonista.

Negli ultimi mesi Bao Publishing ha dato alle stampe in italiano la più recente produzione di Vivès, argomento di discussione per una chiacchierata telematica con l’autore: «E’ vero nella mia narrazione ho alcuni temi ricorrenti, ma amo assecondare l’umore del momento. Un po’ come con la musica, ascolto di tutto a patto che ci sia un minimo di melodia, ma quando trovo la canzone giusta sono capace di ascoltarla in loop per ore».

Gli ultimi due volumi arrivati in libreria sono la raccolta delle strip apparse sul visitatissimo (e aggiornatissimo) blog di Vivès: L’importanza di chiamarlo fumetto e Questioni di cuore. Scritti entrambi con molta (a volte auto) ironia, e con lo stesso tratto nero e sinuoso che lascia i volti indefiniti. Sketch di poche battute che ritraggono il mondo (quello del fumetto in particolare) e le relazioni (specialmente di coppia), con disincanto e un irresistibile cinismo: «Credo che sia il mio modo – spiega Bastien – di dimostrare apprezzamento per il mondo nel quale viviamo… prendendolo solennemente per il culo!».

Ma la vera novità per i fan del francese arriva con Last Man, una serie a fumetti (in Italia Bao ha raccolto in due volumi le prime sei puntate su dodici) che prende le mosse dal’universo manga, una variazione sul tema di Dragon Ball o Naruto in versione d’autore. Una scelta, quella delle serialità che Vivès ci spiega così: «Volevo fare un grande fumetto d’avventura, adoro quel genere (Indiana Jones, Ritorno al futuro ecc) e il format del manga si presta alla perfezione a quel tipo di racconti. Ovviamente non siamo interessati a imitare i giapponesi, il nostro è Made in France».

Una grande storia e avventura, e chissà che non possa arrivare su altri media o supporti: «ammiro le persone come George Lucas, che hanno saputo creare e sviluppare un universo declinato su svariati supporti raccontando qualcosa di diverso ogni volta, facendo crescere i personaggi, inventando intrighi… è un sogno fin dall’infanzia, e con Last Man cerchiamo di seguire quella strada con i nostri umili mezzi». In questa avventura il nostro non è solo, ad accompagnarlo Michaël Sanlaville, amico di lunga data, al disegno e la china, e Balak che supervisiona la sceneggiatura. Team indispensabile a sostenere i ritmi di lavoro di una seriee, ben diversi da quelli di un libro a fumetti. Una scelta dettata non solo dalla necessità e dalla qualità: «Mi piace – aggiunge- realizzare fumetti con gli amici, da solo poi non sarei mai riuscito a raggiungere quel livello su sceneggiature tanto complesse».

La squadra ha prodotto anche La Grande Odalisca. A fare da compagni di viaggio a Bastien il consolidato duo composto da Florent Ruppert e Jérôme Mulot. Al centro della trama uno strampalato trio di sensualissime ladre che tenta il colpo della vita: rubare la Grande Odalisca di Ingres dal Louvre.

Dall’ispirazione manga e le atmosfere fantasy di Last Man, passiamo ad un action comics mozzafiato, violento e pieno di sesso, quasi uno story board ben disegnato per un buon film d’azione. Non a caso la passione per il disegno arriva osservando il lavoro del padre, pittore di sfondi cinematografici: «il cinema resta pur sempre la mia influenza primaria, ed è una passione condivisa con Ruppert e Mulot. Così è venuto naturale ritrovarla nelle tavole, soprattutto nelle scene d’azione, che sono alle volte autentici rompicapo che molti autori affrontano svogliatamente».