I candidati sindaco di Milano sono stati invitati ieri pomeriggio al flash mob in Piazza della Scala: Giorgio Ortolani (segretario della Filcams Cgil) e Roberto Ciccarelli (funzionario Uiltucs Uil) hanno indirizzato loro una lettera. Oggetto: l’appalto dei servizi di ristorazione, ausiliariato e pulizie delle scuole di Milano, un bando da 227 milioni di euro (tra pochi giorni si conoscerà il vincitore) indetto da Milano servizi, partecipata al 100% dal Comune. «Non vogliamo che si ripeta quanto avvenuto cinque anni fa con Nigra/Colocoop, ovvero che un’azienda si aggiudichi l’appalto offrendo servizi al ribasso del 15% con conseguente riduzione delle ore di lavoro e dei salari delle lavoratrici, nonché ingresso di addette in subappalto, non autorizzate e pagate meno di quanto indicato dai contratti nazionali di lavoro».

Colocoop è poi finita nel 2014 nell’inchiesta della Dda di Napoli sugli appalti nell’Asl di Caserta e il clan Belforte, la prefettura di Milano le comminò un’interdittiva antimafia e a cascata vennero rescissi molti dei 30 appalti gestiti in Italia. «Solo allora – racconta Ortolani – abbiamo avuto accesso alla documentazione e ci siamo accorti che avevano impiegato nell’appalto meneghino personale con contratto a chiamata, violando i termini del bando. Se ci fosse una black list nazionale sarebbe più facile evitare queste situazioni». Il bando in via di assegnazione riguarda oltre 2.200 lavoratrici (più interinali e stagiste) che garantiscono i servizi di ristorazione, accoglienza e pulizia dai nidi alle medie. Per le interinali non si applica la clausola di salvaguardia, quella cioè che assicura la continuità dei lavoratori a tempo indeterminato (assorbiti per legge dalla società che subentra).

Maria Luisa Rosolia dal 2010 è addetta mensa: «Apparecchiamo per i bambini a scuola, condiamo il cibo, lo distribuiamo, aiutiamo gli alunni a mangiare, puliamo e rigoverniamo. Dobbiamo svestirci, indossare la tuta blu per sistemare e la divisa bianca per servire i pasti per poi rivestirci. In tre ore. È un tour de force. Se avessimo il badge, la mezz’ora in più che occorre nello spogliatoio potrebbe esserci pagata come lavoro supplementare». In quanto alle ore di lavoro: «Ci vengono assegnate in base al numero di bambini. Se c’è una gita o uno sciopero di un altro settore, ci lasciano a casa anche se da contratto dovrebbero pagarci comunque. Se ti ribelli ti spostano in un’altra scuola. E poi ci sono le tirocinanti: dovrebbero affiancarci per imparare invece vengono impiegate al posto di chi è malata oppure in maternità. Il 5 maggio abbiamo scioperato: al nostro posto hanno mandato le tirocinanti».

In Lombardia tirocinanti con meno di 20 ore settimanali ricevono un contributo minimo di 300 euro, 400 euro per piu di 20 ore. Il costo di un lavoratore a tempo determinato part-time è tre volte più alto. Dai 15 ai 29 anni possono usufruire dei contributi di Garanzia giovani, così il costo per l’azienda si riduce a un sesto. «Imprese poco corrette – prosegue Ortolani – li utilizzano come forza lavoro a basso costo (circa 3,75 euro all’ora). I controlli sono affidati alle stesse agenzie che propongono i ragazzi. Sarebbe invece necessario avere un soggetto terzo».

A Piazza della Scala si sono presentati Basilio Rizzo (candidato per Milano in comune) e Luigi Santambrogio per Italia nostra. Beppe Sala, sostenuto dal Pd, ha inviato una nota («Terremo in considerazione per il futuro») mentre da Marco Cappato dei Radicali è arrivata una mail standard di risposta. A Rizzo e Santambrogio le lavoratrici hanno chiesto che Milano Ristorazione garantisca il rispetto di quanto dichiarato dalle aziende in fase di offerta. Soprattutto, non ricorrere a personale interinale «chiamato a lavorare di giorno in giorno per anni – conclude Ortolani – Chi ha già sofferto questa trafila deve essere inserito in un lista da cui attingere per le assunzioni».