«Anni e anni passati a raccogliere scontrini. E poi ci hanno licenziato da un momento all’altro, con un sms alle dieci di sera». Gli «scontrinisti» non si arrendono: il ministero dei Beni culturali e la Biblioteca nazionale, nascondendosi dietro il paravento dell’associazione Avaca, li hanno messi alla porta dopo averli fatti lavorare con il sistema umiliante dei rimborsi spese. E dopo la loro cacciata, lunedì scorso, i servizi agli utenti sono stati dimezzati, come testimoniano alcuni dipendenti interni della biblioteca – iscritti alla Cgil e alla Usb – che erano con loro al presidio di ieri davanti alla biblioteca. Una prova in più – se ne servissero – che per anni hanno sostituito lavoro pubblico.

AL PRESIDIO INDETTO dagli stessi lavoratori hanno partecipato anche tre ex addette-scontriniste dell’Archivio di Stato, a testimoniare che la questione delle associazioni che lavorano in convenzione con le strutture dello Stato – con il mostruoso sistema volontari-rimborsi – è ben più vasto e riguarda tante amministrazioni. D’altronde lo stesso ministro Dario Franceschini, rispondendo l’altroieri a una interrogazione di Sinistra Italiana, aveva ammesso che la collaborazione con l’Avaca (associazione che serviva la Biblioteca nazionale) era stata sospesa proprio in forza dell’avvio di una «ispezione interna», con annessa mappatura, e la necessità di ripristinare – parola dello stesso Franceschini – «una situazione di trasparenza».

IVANA NICOTRA, una delle tre lavoratrici dell’Archivio di Stato, ha spiegato di aver fatto causa insieme alle due colleghe, perché anche loro – non lunedì scorso ma già due anni fa – erano state cacciate da un giorno all’altro dopo anni di umiliante sfruttamento. «Quattordici anni a raccolta scontrini – spiega – e poi siamo stati mandati via. Eravamo in nove, svolgevamo le stesse mansioni dei dipendenti. E il bello è che a noi non è stato mandato neanche un sms la sera prima. Ce lo hanno detto la mattina stessa: “No, ci dispiace, non potete più entrare. Non c’è più bisogno del vostro lavoro”».

ARRIVEDERCI E GRAZIE. Anzi, neanche grazie. L’Archivio di Stato adesso è chiamato a rispondere di questi comportamenti di fronte a un giudice.

E dire che stiamo parlando di pezzi del nostro patrimonio pubblico: libri e documenti preziosi, che dovrebbe essere interesse di tutti – prima di tutto degli stessi dirigenti e funzionari ministeriali – voler proteggere e valorizzare. Ma affidarli a personale «volontario» e non selezionato con concorsi pubblici, o al servizio civile – pratica rivendicata orgogliosamente dal ministro Franceschini – è un modo adeguato per tutelare i nostri tesori?

STEFANO FASSINA, che per Sinistra Italiana ha presentato l’interrogazione parlamentare sugli Scontrinisti, ha spiegato che «non solo si viola la Costituzione negli articoli sul lavoro, visto che è stato negato un regolare contratto, ma si viola anche l’articolo 9 sulla tutela del patrimonio culturale».

E D’ALTRONDE qualcuno il lavoro lo dovrà pure fare, se i concorsi non si fanno più e il turn over è bloccato. Luigi De Angelis, delegato Cgil alla Nazionale, ha spiegato che «in 20 anni si è passati da 500 addetti (400 interni più 100 Lsu) agli attuali 180». Francesca Valentini, della Fp Cgil, dopo aver fatto una assemblea con i dipendenti della Biblioteca, ha aggiunto che «il Direttore, nello stesso momento in cui ha cacciato via i 22 lavoratori retribuiti a scontrino, ha dovuto dimezzare i servizi all’utenza: a testimonianza che erano essenziali, e che sostituivano lavoro pubblico». I dipendenti interni, in solidarietà, sono entrati in stato di agitazione.

D’altronde, gli «scontrinisti» erano regolarmente inseriti nei fogli turni dei dipendenti, servivano a tappare i buchi delle ferie, dovendo chiedere addirittura l’autorizzazione (!) per poter svolgere le proprie. A dare le direttive, insomma, non era l’associazione Avaca – che si occupava soltanto di passare a ritirare gli scontrini e erogare i rimborsi – ma l’ufficio personale della biblioteca.

LE SOLUZIONI prospettate sono diverse: va tenuto conto in ogni caso che gli «scontrinisti» non possono essere assunti direttamente dalla Biblioteca, perché nel pubblico si entra per concorso. «Ma siamo stati sfruttati per anni, e adesso il risparmio che il ministero ha fatto sulla nostra pelle non si può cancellare con un colpo di spugna», dicono al microfono.

L’USB CHIEDE ad esempio che vengano assunti nella Ales, azienda di servizi in house del ministero, di proprietà pubblica. Sinistra Italiana chiede di riconoscere il pregresso: «Non possiamo arrivare al paradosso che la colpa di tutto questo sistema si addossi ai lavoratori – dice Giorgio Airaudo – Noi abbiamo chiesto al ministro Franceschini che vengano riconosciuti punteggi per gli anni svolti, da valorizzare ai prossimi concorsi pubblici».

FEDERICA ROCCHI, diventata un po’ il simbolo della lotta – è stata la prima lavoratrice a esporsi nel corso di un evento della Cgil – ha invitato tutti a ripresentarsi davanti alla Nazionale lunedì, quando dovrebbe arrivare in visita il ministro Franceschini. Accetterà di incontrare gli «scontrinisti»?