Il decreto scuola è «propagandistico». «Non ha risolto i problemi strutturali della scuola italiana». Sono i giudizi espressi dai docenti precari e dall’Unione degli Studenti che ieri hanno organizzato un flash mob al ministero dell’Istruzione in viale Trastevere a Roma. Per Francesco Cori, del Coordinamento Precari Scuola, la soluzione è «l’assunzione di tutti i precari. Quest’anno ci sono state 116 mila assunzioni a tempo determinato, non capiamo per quale ragione non possano diventare a tempo indeterminato».

Non lo possono diventare perché non ci sono le risorse tagliate. «Si parla di 400 milioni e si dimenticano i 10 miliardi tagliati a scuola e università dal 2008 – afferma Marcella Raiola dei «Precari uniti contro i tagli» – Resta la questione dei precari che non saranno assunti nemmeno a breve termine. Basti pensare che il 73% di chi ha svolto l’inutile concorsone sono rimasti a casa. É una truffa del governo». Il punto di vista corretto per osservare ciò che sta avvenendo della scuola è quello dei precari. Loro invitano a rovesciare l’ottica della propaganda governativa: è un bene che 11.268 docenti abbiano trovato quest’anno un lavoro regolare, lo stesso vale per i 43 mila (e i 26 mila per il sostegno) che otterranno una cattedra entro il 2015. Ma all’appello mancano almeno 116 mila persone. Questo approccio permette di riflettere anche su questioni molto concrete. Ad esempio il ruolo della riforma Fornero che ha bloccato al lavoro migliaia di persone aumentando la soglia della loro pensione. Ricordiamo che nel 2012 le immissioni sono state 21mila, diecimila in più. Un altro elemento che danneggerà le varie categorie dei precari.

Alla grancassa mediatica non hanno creduto nemmeno gli studenti che, conti alla mano, giudicano l’utilità dei 100 milioni stanziati dal decreto per il fondo alle borse di studio. «Coprono a malapena un terzo degli aventi diritto – sostiene Roberto Campanelli, coordinatore dell’Uds – quanto agli 8 milioni per il comodato d’uso per i libri di testo sono poche briciole». I flash-mob organizzati ieri dall’Uds davanti alle scuole di Roma e Firenze, e martedì a Torino sotto la sede della regione, hanno annunciato una manifestazione per il prossimo 11 ottobre. Lo slogan sarà «Non c’è più tempo». «Andremo anche alla manifestazione del 12 ottobre promossa da Landini e Rodotà – continua Campanelli – perché la difesa della Costituzione la intendiamo come un’estensione dei diritti sociali e civili».

La richiesta dell’Uds è quella di istituire una legge nazionale per il diritto allo studio, anche per rimediare all’estrema eterogeneità normativa che cambia di regione in regione. C’è poi la richiesta di uno «statuto degli studenti in stage» per tutelare i ragazzi nei periodi di alternanza tra scuola e lavoro. Infine c’è la richiesta di uno piano da 15 miliardi di euro per mettere in sicurezza le scuole. Nel «decreto del fare» il governo ha stanziato 450 milioni di euro in tre anni per la sicurezza, 150 milioni finanzieranno gli interventi di rimozione dell’amianto dalle scuole. «Abbiamo bisogno di una riforma strutturale e investimenti importanti – afferma Daniele Lanni della Rete degli studenti medi. Ma dove prendere le risorse? Dall’evasione fiscale, dal taglio degli F35 e dalle «grandi opere inutili». Idee che non rientrano nelle prospettive del governo che sembra volersi rimettere ad una parte dei fondi della Banca europea degli investimenti.

Sul portale Studaut.it è stata annunciata un’altra mobilitazione per venerdì 4 ottobre. La decisione è stata presa il 9 settembre scorso al termine del «campeggio studentesco No Tav».