Rogelio Sierra Diaz, viceministro degli Esteri cubano, è in Italia per preparare un tavolo d’incontri con i paesi della Ue: «A fine aprile – dice al manifesto – avrà luogo all’Avana la riunione d’avvio di un lungo percorso di negoziato in vista di un accordo di cooperazione bilaterale tra l’Unione europea e Cuba».

Sarà un dialogo condizionato come pensano alcuni? Cosa vi aspettate da questo percorso?

Il punto di partenza è il principio di autodeterminazione, stabilito dall’accordo di dialogo tra Ue e Cuba nel 2008 e il mutuo rispetto. Con questo spirito, il governo cubano ha accettato di discutere il pacchetto di direttive proposto dalla Ue, che denotano il cambiamento nella fallimentare politica adottata dal blocco europeo fino ad oggi. Una politica contraddetta dalle relazioni intrattenute in questi anni tra il nostro paese e quasi tutti quelli che fanno parte della Ue. Stabiliremo i limiti degli interessi reciproci, ma nell’attuale situazione dell’America latina, una relazione condizionata non avrebbe le gambe per marciare. Uno scambio costruttivo, invece, sarebbe conveniente per entrambi i blocchi regionali.

E com’è andata con l’Italia?

Abbiamodiscusso con franchezza e rispetto le differenze esistenti. L’Italia ha condannato il blocco imposto dagli Usa a Cuba nelle votazioni che ogni anno si realizzano nell’Assemblea generale delle Nazioni unite, e ha avuto un ruolo positivo nell’inizio di questi negoziati. Nel 2013, il valore degli scambi commerciali tra i nostri due paesi ha superato i 500 milioni di dollari, ed è destinato a crescere dopo l’approvazione delle leggi che favoriscono gli investimenti esteri. L’Italia è il 4° paese per numero di turisti che vengono a visitarci.

In Venezuela, l’opposizione chiede al governo di rompere le relazioni con Cuba. In molti nella Ue attaccano Maduro. E l’Alleanza del Pacifico, guidata dagli Usa attraverso l’Europa lega con accordi neoliberisti diversi paesi dell’America latina. Questo quadro può determinare un cambio di registro tra Caracas e l’Avana?

Da anni esiste una relazione vicendevolmente proficua tra il popolo venezuelano e quello cubano. Cuba appoggia e sostiene il processo bolivariano. Qualora il Venezuela non considerasse più essenziale questo programma di collaborazione, ne riconsidereremmo la forma, ma per ora questo non si pone. Anzi.

Dopo la scoperta della rete Zunzuneo, il suo governo ha nuovamente accusato gli Usa di ingerenza. Cosa fate per proteggervi da questi tentativi?

È una nuova operazione sotto copertura. Gli Usa cercano di destabilizzare Cuba per generare un cambio dell’ordinamento politico. Devono smetterla con questi piani che contraddicono il diritto internazionale vigente e la carta delle Nazioni unite. Il nostro paese si mantiene vigile con i mezzi che ha, ma soprattutto con la forza, il sostegno morale e l’appoggio unanime della popolazione al processo rivoluzionario che ha vissuto e continua a vivere Cuba. Stiamo governando un momento di particolare trasformazione che ha l’obbiettivo di migliorare l’economia, aumentare il benessere del popolo e costruire un socialismo più prospero e duraturo. La nostra risposta è nei fatti. Continuiamo a lavorare intensamente per applicare le direttive approvate dal congresso del partito nell’Assemblea nazionale, sia sul piano economico che su quello sociale. Nel 2013, la nostra economia è cresciuta solo del 2,7%, un punto in meno della pianificazione prevista, che era del 3,6%: una crescita positiva, considerando la congiuntura internazionale. Continuiamo con entusiasmo, cautela e serietà e responsabilità. Prima di mettere in moto una nuova trasformazione, valutiamo tutto scientificamente. Non possiamo sbagliare, il nostro popolo non deve soffrire per gli errori di una politica applicata male.

Alan Gross, arrestato nel 2009 con l’accusa di spionaggio lavorava come contractor per la Usaid, ma nega di essere dei servizi segreti, e sta facendo lo sciopero della fame per chiedere l’intervento di Obama. Qual è la vostra posizione?

Ci dispiace che il signor Gross sia in sciopero della fame. Ribadiamo la disponibilità per una soluzione accettabile da ambedue le parti, che per noi contempla la preoccupazione umanitaria di riportare a casa 3 agenti cubani prigionieri da 15 anni negli Usa (prima erano cinque, ma due hanno finito la pena). Ricordo che Gross è stato condannato a 15 anni per aver violato le leggi del nostro paese. Ha importato e distribuito illegalmente sistemi satellitari e computer in base a un programma finanziato dagli Usa. Poi è stato portato in ospedale, accudito dai migliori specialisti, e ora è in buona condizione fisica. Riceve regolarmente visite. La detenzione dei nostri tre compagni è ben diversa. E finora il governo nordamericano è rimasto sordo a tutte le richieste.