Abbiamo deciso insieme di fare la fiaccolata, di piantate l’ulivo che è diventato un piccolo santuario, sono stati giorni drammatici e ora ci ritroviamo qui con il corpo di Genny. Torniamo alla parola del Signore, al grido, all’urlo: «Porgi orecchio dio, non ti nascondere».
Dio non manderà nessuno a salvarci, toccherà a noi. Popolo della Sanità, dobbiamo dire basta, alziamo la testa.

Vogliamo una città dove non ci siano oppressione e violenza. Ma tante cose belle stanno nascendo. Dobbiamo darci da fare. Dio vuole la vita. Dobbiamo urlare perché un ragazzo di 17 anni è morto, non è possibile. Quanto sangue è stato versato nelle nostre strade, quanto sangue è stato versato da giovani in una città dove c’è violenza, discordia, oppressione, il risultato di tutto questo è morte. Non è dio che ce la manda, sono le nostre mani che grondano sangue, di tutti noi, chiesa compresa, dobbiamo prenderci le nostre responsabilità.

Dobbiamo darci da fare perché possiamo vedere un’altra Napoli capace di guardare al futuro con gioia. Tutti devono darci una mano e ascoltare il nostro grido. In questo quartiere stanno depotenziando tutto, anche il pronto soccorso. È una città spaccata in due: la Napoli «bene» e quella «malamente», quella della Sanità, del Rione Traiano, Scampia, Ponticelli e quella del Vomero. Non possiamo accettare una città sventrata, spaccata, che non sa riconciliarsi. Vogliamo una città capace di mettersi insieme, dove non ci sono più morti. Lo gridiamo con i nostri giovani che muoiono, fatti fuori.

Dobbiamo tirarci fuori da questi giri, dobbiamo dire basta al giro dello spaccio di droga, alla camorra, alla violenza, non ne possiamo più. Tocca a noi, non dite che non è possibile: avete visto il popolo siriano sconfitto, distrutto, a cui a Budapest è stato negato tutto per cinque giorni. Si è messo in piedi, si è messo a camminare, ha sconfitto gli stati, ha vinto. Possiamo vincere. Ecco il grido che dio ci manda: tacca a noi, lui dice datevi da fare.