«Invito il governo a non raccontarci più le solite bugie: se lunedì all’incontro con il ministro Poletti non avremo risposte, noi continueremo a mobilitarci». Susanna Camusso alza sempre di più il tono parlando dal palco di Milano, mentre in tante altre città Cgil, Cisl e Uil si sono date appuntamento per poter incidere sulla manovra: Annamaria Furlan della Cisl a Firenze, Carmelo Barbagallo della Uil a Matera, ma sono moltissime le piazze dello Stivale dove ieri hanno sventolato le bandiere del lavoro.

La segretaria Cgil snocciola le priorità, quello che in legge di Bilancio non deve mancare: «Investimenti e occupazione; politiche sociali e stop ai tagli alla sanità; previdenza: che significa pensare a chi ha iniziato da poco, con carriere precarie, ma anche a rivalutare gli assegni in essere». E c’è una richiesta speciale, legata al sempre contestato Jobs Act e all’ultima riforma degli ammortizzatori sociali: «Licenziare deve diventare più costoso di tutto, non è più sopportabile il fatto che oggi costi meno del ricorso alla cassa integrazione».

LA FASE È MOLTO delicata: il governo, già proiettato con gli stessi parlamentari verso l’obiettivo delle prossime elezioni, ha appena varato il dl fiscale e domani, tra il pomeriggio e la sera, è previsto l’ok del Consiglio dei ministri alla manovra. Che poi avvierà il suo iter verso le Camere. I sindacati sono stati convocati in zona Cesarini, per un incontro con il ministro del Welfare Giuliano Poletti previsto anch’esso per domani, alle ore 10.

Cgil, Cisl e Uil chiedono al governo un netto cambio di rotta: «Non serve a niente l’ennesima decontribuzione sulle assunzioni – nota Camusso – perché si tradurrebbe allo stesso modo che negli ultimi anni: finiti gli incentivi, via anche il lavoratore. Perché non investire, al contrario, in veri contratti formativi come l’apprendistato? Sarebbe un modo più serio di mettere risorse su dipendenti non “usa e getta”».

Tra le priorità su cui le tre organizzazioni chiedono risposte c’è il nodo della previdenza: «Fermare gli automatismi di aumento dell’età di uscita – riprende la segretaria Cgil – perché non ha senso ragionare in questo modo dopo una forte crisi, con le diverse categorie che non invecchiano tutte allo stesso modo, e con i giovani che vorrebbero lavorare. E tutelare davvero tutti gli esodati». Per i giovani, poi, «si pensi a una pensione di garanzia: che non avrà certamente costi nel 2018, ma è importante per costruire un sistema di future tutele». Ci sono poi i tanti pensionati poveri, che da anni aspettano la rivalutazione.

A CHIEDERE CHE LA manovra non sia un «elenco della spesa infinito», ma che invece si focalizzi finalmente sul lavoro, è anche la segretaria della Cisl Furlan: «Le priorità sono la crescita e il lavoro, in particolare per i giovani che troppo spesso sono costretti ad andare all’estero». Poi ci sono le pensioni: «Vanno rivisti i meccanismi della legge Fornero e dell’aspettativa di vita». La stessa Ape social, con il 60% delle domande respinte, è il segno di una riforma gestita in modo assurdo e paradossale.

Altro tema sul quale pone l’accento Furlan, come Camusso e Barbagallo, è quello dei contratti pubblici, «fermi da otto anni». «A quello della scuola manca l’atto di indirizzo – aveva detto Camusso concludendo l’intervento a Milano – e questo dimostra la volontà del governo di non voler rinnovare».

«CHIEDIAMO AL GOVERNO – ha concluso Barbagallo – di dare dignità alle future pensioni dei giovani, equiparare le donne che fanno lavori di cura, dare più potere d’acquisto ai pensionati e bloccare l’automatismo dell’età. E più risorse per gli ammortizzatori sociali».