La giornata numero quattro della mobilitazione internazionale in difesa dell’ambiente promossa da Extinction Rebellion (Xr), che finora ha interessato 60 città nel mondo, ha avuto ancora Londra come epicentro della protesta.

Ieri si è voluto agire nel settore dell’aviazione civile, da sempre uno dei massimi emettitori di C02 nell’atmosfera. In quella che i media generalisti hanno definito una protesta «stile Hong Kong», gli attivisti ecologisti si sono dati appuntamento alle nove del mattino presso il London City Airport di Newham, finora piccolo hub utilizzato prevalentemente da brokers e altri addetti alla City per i loro viaggi a Francoforte e Zurigo, ma che sta per ricevere un sostanziale allargamento osteggiato dai residenti. Neanche un’ora dopo una folla considerevole occupava lo spazio d’ingresso, alcuni di loro incollati – materialmente, come sono soliti fare – al pavimento. «Fly today, gone tomorrow», vola oggi muori domani, spiccava fra gli slogan, molti dei quali denunciavano l’incompatibilità dell’annunciata espansione di due miliardi di sterline dell’aeroporto con l’obiettivo fissato dal governo May di tagliare a zero le emissioni entro il 2050 (per Xr quella scadenza deve necessariamente essere il 2025). Un ragazzo è riuscito a salire sul tetto e ha cominciato a ballare al ritmo di una band improvvisata nel clamore generale, mentre altri militanti si sono seduti sulle strisce pedonali bloccando il traffico di accesso.

L’intervento di ieri non è riuscito a bloccare del tutto il traffico aereo, nonostante due azioni spettacolari abbiano denunciato con successo il devastante effetto dei voli commerciali sul riscaldamento globale. Un attivista è riuscito a introdursi a bordo di un volo Aer Lingus, la compagnia di bandiera irlandese, e mentre il velivolo si dirigeva verso la pista per il decollo si è alzato improvvisamente per tenere un breve discorso, camminando lungo il corridoio, filmandosi e chiedendo ripetutamente scusa ai passeggeri, alcuni indispettiti, altri simpatetici. Prima di esser scortato fuori dell’aeromobile dalla polizia ha ammonito: «Ci restano due generazioni di civiltà se continuiamo a fare quello che stiamo facendo». Il volo, diretto a Dublino, ha tardato solo dieci minuti.

L’occhialuto e incravattato gentiluomo aveva l’aspetto di un professore vicino alla pensione: quasi in risposta alla battuta del premier Johnson, che mercoledì aveva definito dei «crusties» – termine dispregiativo equivalente grossomodo all’altrettanto fastidioso punkabbestia nostrano – «non collaborativi» i militanti di Xr.

L’altro exploit è stato quello dell’atleta paraolimpico di ciclismo James Brown, non vedente, che è riuscito a salire sulla fusoliera di un aereo della British Airways diretto ad Amsterdam e a sdraiarvisi sopra, anche qui ritardandone il decollo di pochi minuti. Entrambi hanno subito l’arresto.

Finora il numero degli arrestati ha superato quota mille, con l’obiettivo principale, saturare a disponibilità di celle della capitale, che si avvicina. Il tenore delle manifestazioni resta non-violento, anche se la polizia è meno arrendevole dello scorso aprile e agisce in maniera pre-brutale. Finora i poliziotti, forti di un extra di 500 uomini fatti affluire dalle province, hanno sequestrato quasi dieci tonnellate di materiale fra generatori, cucine da campo e bagni chimici che sarebbero serviti all’occupazione delle zone chiave della città. Ieri il presidio di Trafalgar Square ha ricevuto la visita solidale di Benedict Cumberbatch, eminente celebrità cinematografica.