«Forse è il caso, rispetto all’escalation degli ultimi due giorni, di abbassare i toni, io per primo»: il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, ieri mattina ha provato a chiudere la discussione sul voto di domenica a Napoli. «Il Pd è l’unico partito che fa le primarie – ha proseguito – e consente ai cittadini di entrare nelle scelte dei candidati, una prassi di cui essere orgogliosi. Alcuni episodi rischiano di offuscare questo valore. Sta a noi sanzionare comportamenti sbagliati, ma invito a non strumentalizzare episodi per alimentare la polemica tra noi». Sinistra Italiana affonda il colpo: «C’è un abisso tra il coraggio che ebbe Pier Luigi Bersani ad annullare le primarie del 2011 a Napoli e l’arroganza di Matteo Orfini e l’ignavia di Matteo Renzi, che non ha avuto al decenza di pronunciare una parola» replica Alfredo D’Attorre, che oggi sarà a Perugia per ascoltare Bersani alla convention della minoranza dem.

Mercoledì il Comitato delle primarie ha rigettato il ricorso di Antonio Bassolino, che chiedeva di annullare il voto in cinque seggi dopo la diffusione dei video di Fanpage. L’ex governatore ha radunato lo stato maggiore e ha pianificato la risposta in due mosse: un nuovo ricorso, questa volta sull’intera elezione (ha tempo fino a domani mattina) e la convocazione dei suoi sostenitori per sabato mattina al teatro Augusteo, con l’hashtag lanciato ieri #napoliriparte.
Per ora nessuno ammette che si tratti del primo passo verso la lista civica, in concorrenza con il Pd alle elezioni comunali di giugno. «Sarà un’assemblea molto larga per continuare la battaglia di legalità», ha detto lo stesso ex governatore campano, ospite ieri di Lilli Gruber a 8 e mezzo. E se Matteo Renzi ieri ha solo fatto un’allusione alla vicenda napoletana dichiarando «c’è un’Italia che corre e una che ricorre», Bassolino ha risposto con una battuta: «Io corro e ricorro, anche stamattina ho fatto 4 ore di footing».

Bassolino ha iniziato la campagna elettorale dichiarandosi renziano, persino prima di Renzi per il suo stile politico, adesso non ci sta a farsi rottamare e così potrebbe tornare alle vecchie alleanze, cioè verso Massimo D’Alema, di cui è stato uno dei colonnelli in Campania. Rumors che alimentano il sospetto del premier di un progetto nazionale della minoranza per mettergli i bastoni tra le ruote a partire dal terreno delle amministrative, a Napoli come a Roma e a Milano. L’ex governatore però lascia aperta la porta al Pd: il partito potrebbe riportarlo nel club dei renziani con l’accoglimento del ricorso e il sacrificio di Valente, che l’ha battuto per soli 452 voti. Nel frattempo il Pd sta cercando di organizzare un incontro tra i vertici del partito e l’ex governatore con la speranza di dissuaderlo dal candidarsi.

«C’è un grande fermento in città ed è giusto sentire i tanti che vogliono incontrarsi. Parlare della lista civica è prematuro» spiega Massimo Paolucci, europarlamentare dem vicino a D’Alema, tra gli artefici della quasi vittoria di Bassolino. «Tante persone ci stanno sommergendo di mail, telefonate e post – prosegue -. Non è il ricorso di Bassolino a creare problemi al Pd, ma le schifezze che si sono viste. Non accetteremo colpi di spugna, in Liguria sono stati annullati seggi per molto meno. La credibilità delle primarie riguarda tutto il gruppo dirigente, locale e nazionale». Sabato sarà un test per verificare la risposta della città, dei media e dei vertici nazionali.

Dall’altro lato della barricata, Valeria Valente continua a invocare il dialogo: «Lo sto cercando, da parte mia c’è tutta la disponibilità, ma ci deve essere anche dalla parte di Bassolino». E ancora: «Non mi rassegno a una lettura che vuole ricondurre tutta questa vicenda a una polemica tra renziani e antirenziani». Sulle immagini di Fanpage, commenta: «Bisogna difendere il tanto di buono che c’è stato domenica ma se si dovesse verificare che quelle cose sono realmente accadute bisogna essere inflessibili. Visto che i casi contestati sono 5, 7, 10, non lo si faccia diventare un caso mediatico in una logica di battaglia politica interna». Sull’ex mentore: «La sua occasione l’ha avuta e l’ha giocata fino in fondo. Mi sembra sbagliato tornare ai protagonisti politici di venti anni fa, credo che Napoli meriti di avere un’altra classe dirigente. Questo non significa che io non reputi prezioso il contributo di Bassolino».

Il Pd rischia di spaccarsi in tre: ieri ha annunciato la partecipazione alle comunali, in polemica con il partito, anche la rete civica Per Napoli che fa capo a Umberto Ranieri, braccio destro di Giorgio Napolitano escluso dai gazebo di domenica scorsa.

Spara ad alzo zero Beppe Grillo dal suo blog: «Le brogliarie di Napoli hanno decretato la dissoluzione del Pd. Le primarie piddine sono un regolamento di conti interno. Alla fine nessun candidato è supportato in pieno dal suo stesso partito». I dem contrattaccano sulle comunarie partenopee dei 5 Stelle, per le quali hanno votato solo il 10% degli iscritti certificati a Napoli.