È la prima vittoria di Martin Schulz dalla nomina a leader della Spd. E la seconda clamorosa sconfitta di Angela Merkel reduce dalla “batosta” alle elezioni federali del 24 settembre.

Con lei e la Cdu, ad Hannover cadono Verdi e liberali, futuri partner del suo quarto governo, mentre l’ultra-destra di Afd conquista il tredicesimo Land (su 16) e si consuma la “resistenza” della Linke, che aumenta i consensi ma non supera lo sbarramento al Parlamento.

E Berlino fa i conti di questo voto non locale. Con il 36,9% dei consensi alla Spd (più 4,3 sul 2013) il governatore Stephan Weil vola verso il secondo mandato regalando «una fantastica vittoria per il partito» come dichiara a caldo Schulz.

Lo sfidante Cdu Bernd Althusmann si ferma al 33,6%, e pur ammettendo la sconfitta (la peggiore dal 1959) rivendica lo “scalpo” della coalizione rosso-verde. Non sarà riedizione di Spd più Verdi anche “grazie” ai liberali: il vice Wolfgang Kubicki incassa il 7,5% di Fdp ma deve fronteggiare l’emorragia di voti (meno 2,4% rispetto a 5 anni fa) mentre tratta l’alleanza con la Cdu.

Ma ad accusare il colpo sono i Grünen (8,7%, meno 5%) che pagano il conto del governo rosso-verde caduto ad agosto per un solo voto. Mentre la Linke conquista il 4,6% dei consensi: un punto e mezzo più un lustro fa ma anche mezzo punto sotto la garanzia anche solo di un seggio nel Landtag.

Porte spalancate invece per Alternative für Deutschland che con il 6,2% raddoppia i voti e si siede in 9 banchi in Parlamento: due di meno dei liberali, tre dei Verdi. L’effetto collaterale del terremoto politico innescato il 4 agosto dalla deputata Elke Twesten.

In conferenza stampa riunita con il capogruppo Cdu aveva annunciato l’abbandono dei Grünen e il suo passaggio all’Union. Risultato: le dimissioni del governo guidato da Weil e il ricorso anticipato alle urne previste per il 2018. Il cambio di campo di Twesten rimescola le carte nella storica roccaforte socialdemocratica (il Land fu governato da Schröder dal 1990 al 1998 e da Sigmar Gabriel dal 1999 al 2003) e apre il ventaglio a nuove opzioni.

La Spd controlla 55 dei 67 seggi necessari a governare, ma sul tavolo spicca anche la coalizione Giamaica come quella che prova a costruire a Berlino Merkel, sull’onda del modello dello Scheswig-Holstein; mentre appare poco probabile la formazione di una Grosse Koalition, più solida per i numeri ma più fragile dal punto di vista politico, vista la distanza siderale tra Spd e Cdu.

Contemporaneamente, dopo l’accordo di programma di Merkel con i bavaresi sull’imposizione del tetto di 200 mila richiedenti asilo all’anno, ad Hannover come a Berlino il fronte per i partiti torna a essere la gestione dei migranti. Anche a sinistra.

Da una parte l’ala della candidata-cancelliera Sahra Wagenknecht, dall’altra l’anima vicina alla leader Katja Kipping. Le accuse della prima di aver lasciato «l’istanza» dei profughi al populismo di Afd in Sassonia sono state respinte con una discussione aperta nella Linke, ma le divisioni sull’immigrazione nel partito permangono