Forse sarebbe bene che a Milano il popolo di sinistra facesse un po’ di “unitaria autocoscienza” e ripartisse dalla realtà politica e dalle ragioni profonde di un voto non tanto contro Sala, ma che dia corpo politico ad una alternativa al disegno renziano.
Non demonizzo Sala come persona, ma è difficile negare che la sua candidatura, fotocopia di quella di Parisi, riporti a galla quel grumo di interessi trasversali, mai spariti ma solo messi in sonno, che hanno piegato e eroso la legalità a Milano per decenni e ritornati visibili con Expo e lo saranno ancor più nel dopo Expo.

Difficile negare che a Milano, più d’ogni altra città, il voto a Sala porti il segno del Partito della Nazione e della riforma costituzionale, che lascia alla destra estrema il compito di raccogliere tutto il disagio sociale provocato dalle politiche liberiste, per tradurlo in rotture e cattiverie. Un voto che anticipa e si salda con lo scontro referendario prossimo e che dovrebbe interrogarci sugli ostacoli che stanno nelle nostre teste, le nostre paure indotte dal voto utile e nelle nostre appartenenze.

Perché a Milano siamo divisi solo perché qualcuno pensa si possano fermare i disegni di Renzi agendo dall’interno del Pd o delle coalizioni con il Pd, quando a ciò non crede più nemmeno Bersani? Perché a Milano dobbiamo ancora sentirci dire che occorre votare Sala altrimenti vince la destra, problema che non esiste in un’elezione amministrativa? E’ devastante, chi lo pensa dovrebbe sentirsi vincolato anche nel referendum sulla costituzione e la democrazia. Perché a Milano tutti dovremmo votare Sala altrimenti si diventa di “Sinistra Sinistra”?

Questo termine è un perverso meccanismo che rischia di chiudere tutti i candidati in una gabbia e lo si scongiura rimettendo la realtà e l’unità al primo posto. Gherardo Colombo si è ritirato perché, credo, si sia sentito spinto in questa gabbia. Ora c’è Basilio Rizzo.

E a chi ha sottoscritto la candidatura di Basilio sta stretta questa gabbia. E lo sta ancora di più a chi, come Nando Della Chiesa o Gianni Barbacetto ne hanno fatto gli elogi. E al sottoscritto che da tempo trova stretta persino la nozione di sinistra e ritrova le proprie idee nell’Enciclica del Papa e nel movimento promosso da Varoufakis, pensa che abbiamo poco tempo per cambiare e perciò dobbiamo parlare a tutti e su contenuti e diritti universali che riguardano la vita di tutti.

Quando dico che occorre tornare alla realtà anche quando si valuta un candidato intendo dire che Basilio Rizzo lo conoscono tutti a Milano. Tutti possono valutare il suo operato e questo non è un limite ma una virtù, una garanzia. Tutti, avversari compresi, stimano la persona indipendente, libera da appartenenze. Ha animato la critica ad Expo ed è stato un fermo garante della legalità, della democrazia, delle regole del consiglio comunale e sopratutto è stato un punto di riferimento per i diritti sociali.

Forse non si è nuovi, forse si viene dal passato, ma c’è anche un passato onorevole da rivendicare, c’è anche un sapere accumulato che è un valore per una intera collettività e le ragioni dell’appartenenza non dovrebbero mai avere il sopravvento sulle ragioni morali, della legalità. Spero che il buon senso ci guidi e ci unisca