«Saremo la prima regione a contribuire al raffreddamento climatico». Sembra qualcosa più di uno slogan quello che Valerio Tramutoli, candidato presidente alle regionali lucane di domenica con la lista di sinistra La Basilicata Possibile, pronuncia, interrogato su un eventuale futuro da governatore. Tramutoli è un professore di telerilevamento ambientale all’Università della Basilicata: si è lanciato nella corsa al palazzo della regione per una sorta, spiega, di esigenza civica.

Professore, dove nasce la sua candidatura?

Si tratta del risultato di un laboratorio politico che ha visto impegnati movimenti civici e ambientalisti, ma anche partiti della sinistra (oltre all’appoggio di Sinistra italiana, La Basilicata Possibile ha incassato il sostegno del leader di Diem25, Yanis Varoufakis, ndr). Poi c’è una motivazione personale, perché le condizioni attuali della Basilicata, che non è libera di decidere se estrarre o meno il petrolio e che vede i suoi giovani scappare o vivere sotto scacco, la rendono una regione che sta evaporando nella tristezza della sua gente. Quindi, quasi per una questione di salute mentale, ho deciso che sarei stato meglio se mi fossi impegnato in questo percorso.

Scorrendo i nomi della lista che la sostiene, si nota subito la presenza di alcuni esponenti dell’area ecologista un tempo vicini al M5S. I 5 stelle hanno tradito quelle sensibilità in Basilicata?

Io penso che non solo in Basilicata, ma in tutta Italia, il M5S abbia tradito qualunque tipo di aspettativa. Hanno dimostrato di non avere un saldo riferimento valoriale. Aver sostenuto la linea razzista della Lega, aver addirittura salvato Salvini dal processo, aver accettato questa autonomia differenziata che penalizzerà le regioni più povere del mezzogiorno, insomma, questa svolta tutta in chiave leghista penso che abbia tradito gli italiani prima che i lucani. Il fatto che oggi il candidato presidente venga a dire cose diverse da quelle che il M5S dice a Roma è un esempio di schizofrenia: nessuno crederà mai che i 5 stelle lucani possano modificare la linea del movimento a livello nazionale. È normale, quindi, che molti di quelli che militavano nei 5S vedano oggi in noi l’unica linea di coerenza anche rispetto alle questioni ambientali.

È considerato un outsider, le sta bene questo ruolo?

No, assolutamente. Abbiamo lanciato questa sfida per vincerla. Non mi sarei neanche candidato se fosse stato solo per cominciare una carriera politica. Ho un bellissimo lavoro e, se scendo in campo, è per cambiare questa regione.

Oggi la Basilicata è riconosciuta per il petrolio e per Matera 2019. Non può esserci altro?

Dopo Matera 2019 c’è Matera 2020. Noi dobbiamo fare in modo che questo capitale di visibilità acquisita, che sostanzialmente ha arricchito più la Puglia che la Basilicata a causa del sistema di connessioni, non vada perso. Il futuro della Basilicata parte da Matera con la sua capacità attrattiva, ma attorno a questo noi creeremo un Sistema Basilicata che la renderà una regione straordinaria, che esce dal fossile.

Appunto, il petrolio…

Finora, purtroppo, essendo le royalties la voce di bilancio più importante a destinazione non vincolata, è stata utilizzata largamente per tenere insieme un consenso che non sempre ha le caratteristiche dell’autonomia e della libertà di chi questi fondi riceve. Rispetto al petrolio, noi diciamo che la Basilicata opererà la sua transizione energetica, sarà la prima regione a emissioni zero, anzi, vogliamo essere presuntuosi, vogliamo essere la prima regione che contribuisce al raffreddamento globale.

Di conseguenza l’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) deve rimanere una prerogativa della regione? Il ministro dell’ambiente Costa, vorrebbe tornasse di competenza esclusiva del governo.

Questa è una delle grandi contraddizioni del M5S. Siccome fino a prova contraria la Costituzione dice che le questioni energetiche sono materia concorrente, noi dobbiamo rafforzare la capacità delle regioni di decidere del proprio destino, anche mantenendo l’Aia a livello regionale, nonostante quello che dice il ministro Costa.

Cos’è La Basilicata Possibile? A chi guarda?

Noi siamo parte di un processo che vuole, guardando anche a livello nazionale ed europeo, mettere in piedi una proposta che sia ancorata ai valori della Costituzione (il 17 marzo, nel corso di un comizio a Melfi, una candidata della Lega ha rivendicato il fatto di essere «fascista», ndr) e, quindi, della sinistra, che sia in grado di coinvolgere. Vogliamo dimostrare che esiste un luogo dove la partecipazione è una regola sacrosanta ed è il metodo che vogliamo utilizzare per governare questa regione.