La Campania il 5 marzo si è svegliata ricoperta di giallo, la regione ha votata in massa per i 5 Stelle. Nell’area di Napoli e dintorni il Movimento ha raccolto 828.359 voti pari al 54,13%, con un bottino di 23 parlamentari e facendo cappotto nell’uninominale. Nel resto della regione raccolgono 659.143 voti (44,53%) con 17 parlamentari eletti, un percorso sfavillante nell’uninominale ma non netto: cedono un unico seggio nel Cilento alla candidata di Forza Italia. Sono numeri mai raggiunti neppure dalla Dc, che pure in Campania aveva pezzi da novanta come Antonio Gava, Paolo Cirino Pomicino e Ciriaco De Mita (il cui nipote è stato sconfitto all’uninominale ad Avellino). E neppure da Forza Italia che aveva due macchine da guerra nel macinare consensi: Nicola Cosentino nel casertano e Luigi Cesaro nella provincia di Napoli. I guai giudiziari di entrambi (Cosentino finito in galera e con un paio di condanne già arrivate in primo grado; Cesaro, rieletto al Senato, indagato per voto di scambio, i fratelli in galera per un’inchiesta su affari e camorra) e l’appannamento di Berlusconi hanno ridotto i voti persino nei due grandi bacini di voti campani.

FI NEL NAPOLETANO si ferma al 17,99%, la Lega al 2,89%, gli azzurri eleggono 4 deputati, uno va alla Lega. Al Pd va molto peggio: 12,19% e 3 seggi, gli unici di tutta la coalizione di centrosinistra. Leu supera appena la soglia di sbarramento con il 3,1% e porta a casa l’elezione di Michela Rostan, l’unica eletta in regione accanto a Federico Conte. Numeri peggiori a Giugliano, il più grande comune d’Italia non capoluogo, amministrato dal Pd: i dem si fermano all’8,8%, i 5S volano al 57,9%. A Caserta i 5S sono al 54,52%. Forza Italia si ferma al 15,88%, la Lega sale al 4,57%, il Pd tracolla al 10,8% e Leu si ferma al 2%. E De Luca ieri ha tuonato: «Il boom 5S nelle terre dei clan non è fisiologico».

Negli altri comuni, riuniti nella circoscrizione Campania 2, a Forza Italia va appena un po’ meglio con il 18,43%, la Lega sale al 5,75%: un bottino di 7 seggi al centrodestra dove la parte del leone la fa Fi e poi uno a testa alla Lega e a Fratelli d’Italia. Anche il Pd racimola qualche punto salendo al 14,18% e tre seggi. Leu scende sotto soglia al 2,8% e Pap si ferma all’1,22%. Uno panorama radicalmente cambiato rispetto al 2013, quando il Pd a Napoli e provincia prendeva il 21,8% e 14 seggi (sfruttando anche il premio di maggioranza nazionale), la coalizione di centrosinistra era al 25,9% e la parte del leone la faceva il centrodestra con il 29,8% del Pdl e il totale della coalizione al 35,6%. I 5S avevano già cominciato a correre, arrivando al 23,2%.

A NAPOLI CITTÀ i 5S raccolgono il 52,65%, Fi il 16%, il Pd 14,7, La Lega 2,53 (uno dei risultati più bassi nei comuni capoluogo del Sud), Leu sale al 3,31%, Pap al 2,95%. Nei rioni popolari i pentastellati dilagano: sono oltre il 60% a Barra, Scampia, Pianura e Secondigliano. I dem reggono nei quartieri borghesi: tra il 27 e il 24% a Chiaia, Vomero e Posillipo. Paolo Siani, sponsorizzato da Renzi, perde il collegio uninominale ma si salva perché capolista al proporzionale. Tra i dem resta fuori il maestro di strada Marco Rossi Doria, entrambi avevano fatto una campagna elettorale tenendosi il più possibile alla larga dal simbolo del Pd.

Ai 5S non bastano i candidati del listino così la Campania trascina in parlamento un deputato da fuori regione. Dentro naturalmente tutti i fedelissimi di Luigi Di Maio, come Vincenzo Spadafora e Francesco Urraro, ma anche quelli di Roberto Fico che guida la pattuglia di Napoli e incassa la riconferma dei parlamentari a lui vicini, come Paola Nugnes e Luigi Gallo. Eletto anche il massone in sonno di Castellammare di Stabia Catello Vitiello, andrà nel gruppo misto.

 

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IL DISASTRO INATTESO per il Pd si è prodotto a Salerno, dove il partito va male e il figlio del governatore Vincenzo De Luca, Piero, non è stato eletto all’uninominale, finendo addirittura terzo. Per comprendere la portata dello choc bisogna guardare i numeri: i 5S al 40%; il Pd al 18%. Nel 2013 i dem erano al 29,1% e i 5S al 23,5%. Nel 2011 Vincenzo De Luca era stato eletto per la quarta volta sindaco con il 74,4% dei voti, cinque anni dopo ha ceduto il posto a un suo fedelissimo, Vincenzo Napoli, portandogli in dote gli stessi consensi, 70,49%. Alle primarie del 2017 De Luca aveva organizzato le truppe per appoggiare Renzi, che in città raccoglie il 93% e nella provincia il 77%. Eppure l’avvisaglia che l’aria stava cambiando c’era già stata al referendum 2016, quando il governatore aveva promesso a Renzi la vittoria del Sì e invece si era ritrovato con il No al 60%. E poi la campagna elettorale con Piero in corsa alla Camera mentre il fratello Roberto, destinato dal padre a ereditare la poltrona di sindaco di Salerno, finito nell’inchiesta di Fanpage su rifiuti e tangenti. Le porte della Camera si apriranno comunque per Piero grazie al primo posto nel listino a Caserta, contrattato direttamente dal padre al Nazareno. Il risultato è che in Terra di lavoro nessun parlamentare Pd casertano è stato eletto: accanto al rampollo del governatore ci sarà infatti la ministra uscente Valeria Fedeli, catapultata da Roma.