«Abbiamo perso il contatto con il barcone e non siamo più in grado di comunicare con le persone a bordo. Le autorità italiane hanno ancora una volta rifiutato di assumersi responsabilità e hanno informato la Guardia costiera libica. Noi temiamo che i migranti siano ora ricondotti negli orribili campi di detenzione in Libia». A lanciare l’allarme su quella che molto probabilmente è stata la sorte di 150 migranti intercettati ieri al largo della Libia è Alarm Phone, la piattaforma di attivisti che rilancia le richieste di aiuto che le arrivano dal Mediterraneo centrale.

Era sta la stessa Alarm Phone ieri mattina a chiedere alle autorità maltesi e italiane di intervenire in soccorso del barcone partito dalla città di Homs e in difficoltà dopo la rottura del motore. Secondo i volontari sull’imbarcazione si trovavano anche 50, 60 donne e trenta bambini. «Vedono una nave, ma in lontananza. Hanno anche visto un aereo sorvolarli, cerchiamo di sostenerli a la situazione è molto tesa», avevano scritto. «Temono di essere riportati in Libia, cercano la libertà in Europa».

Allarme poi rilanciato anche dalla piattaforma Mediterranea Saving Humans, che ha chiesto anch’essa l’intervento della Marina e della Guardia costiera italiana e maltese. «Il motore si è fermato, alcuni stanno male, ci sono donne incinte. Aver svuotato il mare delle navi della società civile non significa in alcun modo aver fermato le partenze, che in malafede continua a essere ripetuto dal governo italiano impegnato soltanto nella sua guerra contro chi salva vite umane», ha commentato Mediterranea.

Appelli che sono risultati inutili. Stando a quanto reso noto nel pomeriggio da fonti italiane, i migranti sarebbero stati infatti intercettati e riportati indietro dalla Guardia costiera di tripoli che avrebbe assunto il coordinamento dell’intervento visto che il barcone si sarebbe trovato nella presunta area Sar di sua competenza. Tripoli parla però di un centinaio di migranti, numero che contrasta con i 150 denunciati inizialmente da Alarm Phone. La notizia dell’intervento libico è stata comunque salutata con favore da Matteo Salvini: «Gommone con 100 immigrati individuato e recuperato dalla Guardia costiera libica. Tutti salvi, tutti tornati da dove erano partiti. Bene», ha detto il ministro degli Interni.

Intanto la nave Sea Watch 3, da nove giorni ferma nel porto di Catania, ha ricevuto ieri l’ispezione di esperti inviati dalle autorità olandesi che hanno voluto verificare la possibilità dell’imbarcazione di ospitare le persone soccorse in mare per un numero elevato di giorni. Verifica a dr poco starna, visto che non si tratta di una nave da crociera e che l’eventualità di soggiorni prolungati a bordo dipende esclusivamente dalla politica di chiusura dei porti del governo italiano. «Ma le navi di salvataggio non possono soddisfare questa richiesta. La legge del mare afferma che le persone salvate devono essere portate in un porto sicuro prima possibile, senza alcun ritardo», spiega una nota della ong tedesca, che denuncia «la strumentalizzazione del tema della sicurezza delle persone soccorse allo scopo di ostacolare il salvataggio delle stesse».