Dal primo gennaio, Barcellona ha bandito i veicoli più inquinanti da quasi 100 chilometri quadrati che occupano la città e quattro comuni limitrofi. Si tratta della «Zona di bassa emissione» più grande di tutto il sud Europa, come ha notato anche il giornale britannico The Guardian proprio ieri.

La misura coinvolge circa il 12% del parco moto e automobilistico di Barcellona, secondo i dati delle immatricolazioni, e si applica dalle 7 alle 20 dei giorni feriali. Si tratta di circa 115mila veicoli (85mila auto e 30mila moto) che la Direzione generale del traffico spagnola ha etichettato come più inquinanti con un apposito adesivo l’anno scorso.

DAL 2021 VERRÀ ESTESA anche a furgoni, camion, autobus e veicoli commerciali. Il comune inizierà ad applicare le multe di fino a 500 euro solo dal 1 aprile; per ora se una delle telecamere rileva l’infrazione si invieranno solo avvisi.

La misura è una delle più importanti nel campo della lotta contro l’inquinamento atmosferico, e la giunta municipale guidata da Ada Colau ne è molto orgogliosa.

L’assessore all’emergenza climatica Eloi Badia ha rivendicato che la misura «è pioniera in tutta la Spagna e fa di Barcellona una città coraggiosa e precursora in politiche ambientali e di salute». Secondo i primi dati c’è già stato un calo di veicoli del 7.5% rispetto a gennaio del 2018.

La buona notizia è che questo tipo di decisioni drastiche, sempre più necessarie (l’Oms calcola che l’inquinamento dell’aria in Spagna provoca 10mila decessi all’anno), sono ormai irrevocabili. Nel caso di Barcellona, le amministrazioni sono tutte allineate: comune, area metropolitana (che coinvolge Barcellona e 35 comuni limitrofi) e Generalitat sono tutte d’accordo, e la misura è stata approvata in consiglio comunale con amplia maggioranza. Persino a Madrid, dove le amministrazioni targate Pp di comune e comunità autonoma hanno fatto di tutto per revocare «Madrid central», la piccola area (circa 5 chilometri quadrati) di città che Manuela Carmena aveva cercato di proteggere dal traffico, i tribunali hanno parato i piedi degli amministratori, mantenendo gran parte dei divieti.

RIMANE L’IPOCRISIA, da una parte del comune – il nuovo sindaco José Luís Martínez Almeida che alla celebrazione della COP25 si vantava proprio di Madrid Central mentre approvava decine di deroghe per far entrare sempre più veicoli – e dall’altra di una presidente della regione, Isabel Díaz Ayuso, che due giorni fa aveva la faccia tosta di dire in una intervista alla Cadena Ser che «nessuno è mai morto di inquinamento», provocando reazioni indignate di tutte le principali associazioni scientifiche del paese (e dei partiti dell’opposizione).

Lo stesso Partito popolare si era arrampicato sugli specchi per dire che era stata presa fuori dal contesto. Il suo assessore ai trasporti, Ángel Garrido, ex Pp, ex presidente lui stesso e ora militante di Ciudadanos, ha riconosciuto che «è evidente che c’è una correlazione diretta fra mortalità e inquinamento», e che «naturalmente la presidente lo sa».

Il sindaco Almeida ha attaccato anche Colau, definendo come «fregatura» la zona di bassa emissione, sostenendo che Madrid Central è molto meglio e che le reazioni della sinistra alle incredibili parole di Ayuso erano «isteriche». Al che Colau ha reagito via Twitter: «questa è una competizione che vale la pena. Vediamo chi riduce di più la contaminazione!»

LA SPAGNA comunque rischiava multe milionarie dalla Commissione europea proprio per i livelli elevati di sostanze inquinanti nelle sue due principali città.
Le misure sono obbligate. Le due città comunque hanno profili di inquinamento diversi: al contrario di Madrid, Barcellona (per la sua situazione geografica) non soffre di picchi di inquinamento: sono i livelli medi a preoccupare.

Il 60% dell’inquinamento respirato dai barcellonesi è dovuto ai veicoli. Il diossido d’azoto (emesso soprattutto dai diesel) in alcuni quartieri supera i 40 microgrammi per metro cubo indicati dalla Ue. Il PM10 è sotto i 40 microgrammi per metro cubo raccomandati dalla Ue, ma sopra i 20 raccomandati dall’Oms (il 44% dei barcellonesi è esposto livelli di inquinamento atmosferico superiore al raccomandato, e quasi la metà a livelli di inquinamento acustico superiore al raccomandato). Da anni, l’auto privata rappresenta a Barcellona il 20% degli spostamenti.

MA BARCELLONA ha in serbo anche altre misure. Da quest’anno entrano in vigore tariffe dei mezzi pubblici più convenienti per chi li usa abitualmente (c’è anche una tessera gratuita per tre anni per chi vende la sua auto senza acquistarne di nuove).

E poi l’amministrazione comunale è impegnata in un progetto innovatore di costruzione di «super isolati» («superilles»): ampie zone della città che, usando la struttura urbanistica quadricolare, limitano fortemente l’accesso dei veicoli all’interno del macroisolato e restituiscono spazio ai pedoni. Di queste isole ce ne sono 5 attive, e nei prossimi anni nei progetti ce ne sono molte decine (idealmente, 500).

L’idea, come quando si sono triplicate le corsie per le bici esistenti, è quella di togliere progressivamente spazio alle macchine per restituirlo alle persone.