«Un partito palestra, forte e di sinistra». Il ministro Barca lancia la sua riflessione in rete. Ma chiarisce: «Bollinarmi come candidato segretario è il modo perfido per non discutere del merito». Così il Pd trova e perde in un solo giorno il suo leader anti-Renzi. Gli uomini del sindaco di Firenze non si fidano comunque: «Vedremo come entrerà in partita». Fredda anche la sinistra che il ministro dovrebbe capitanare. Fra i bersaniani invece l’accoglienza è buona: «Un documento onesto e in buona fede». In attesa che salti fuori il nome del capo dello stato. Da cui dipende il futuro dell’Italia, del governo (e del Pd).

Scusi, ma lei vuole fare il leader? «Bollinarmi come candidato segretario è il modo perfido per non discutere del merito», risponde il ministro Fabrizio Barca su twitter a quelli che lo interrogano. Inizia ma soprattutto finisce in un tweet la notizia di giornata sulle contorsioni del Pd. Che è il ponderoso documento (55 pagine, 7 capitoli e un addendum) che ieri il ministro della coesione territoriale ha messo in rete di buon mattino, il giorno dopo aver preso la tessera al circolo del Pd bene di Roma centro, quello de’ Giubbonari, già storica sezione Pci. Titolo: «Un partito nuovo per un buon governo», una «memoria politica dopo 16 mesi di governo».

Annunciato, anche troppo, sul testo gravano grandi aspettative. Ma è lo stesso ministro a sfilarsi nel tour de force mediatico della giornata. Insomma, fumata nera: il Pd trova un dirigente volontario e prestigioso, ma non il leader «anti-Renzi». È una bolla mediatica costruita su misura, fuori e dentro il partito. Anche dentro, stavolta, con buona pace delle eterne polemiche di Bersani con la grande stampa. Ieri infatti l’Unità gli dedicava una prima di sapore prodiano «Barca: il partito che vorrei». Del resto da quella sinistra interna alla cui testa il ministro dovrebbe porsi, arrivano commenti favorevoli ma misurati. «Un testo interessante», dice il ‘turco’ Matteo Orfini, «nel solco di una riflessione sull’allargamento a sinistra del Pd che stiamo facendo in tanti». Punto.

E del resto il primo a commentare, e a lungo l’unico, è Massimo D’Alema, all’uscita di un incontro con Bersani al Nazareno. Con una di quelle frasi costruite in modo da tirarsi un’interpretazione, naturalmente per poi smentirla: «Mi pare che abbia colto bene il fatto che non si governa senza partiti forti ed è una visione che profondamente condivido». Un complimento, non c’è che dire: ma senza impegno.

Barca ragiona sulla forma partito, «un partito di sinistra», – «si chiama di centrosinistra per ipocrisia, l’Italia è l’unico paese al mondo dove non si può dire la parola sinistra» chiosa poi da Rainews24 -, forte, perché «ogni singola esperienza dei miei sedici mesi di lavoro, nel territorio e a Roma, suscita una secca conclusione politica: senza una nuova forma partito non si governa l’Italia». Una riflessione dichiaratamente personale, senza la pretesa che bastino «alcuni anni di militanza giovanile e poi lavori di tecnico, amministratore pubblico e ministro e neppure – anche se conta più del resto – la vicinanza con un protagonista della migliore politica – mi riferisco a mio padre», Luciano, prestigioso dirigente del Pci recentemente scomparso, «per proporre in modo solitario il programma politico di un partito nuovo». In soldoni: Barca sta nel suo, propone solo un «confronto». Così lo accoglie Bersani, che non ha letto in anticipo le 55 pagine, ma ieri ne ha apprezzato «la passione, la buona fede, la serietà», fanno sapere i suoi. Su Barca il segretario punta da tempo. Gli aveva proposto di diventare sindaco di Roma. «Una tentazione fortissima, ma ho fatto una valutazione e chissà se sbagliata: ho pensato che non fossi la persona adatta», racconta lui. Niente da fare, la «barca» per ora non prende il largo.

Al momento l’erede di Bersani, nelle intenzioni di molti dei suoi, è il giovane Roberto Speranza, neocapogruppo alla camera, che fin qui non si è distinto per grandi performance ma «crescerà», giurano in molti. I prossimo giorni sono decisivi: quando finalmente, eletto il nuovo presidente della Repubblica si capirà il destino dell’attuale segretario Bersani, e quello dell’attuale sfidante sindaco di Firenze, che di fare il segretario di partito non ha alcuna intenzione, come ha spiegato giovedì a D’Alema, nell’incontro-armistizio a Palazzo Vecchio.

Ma non pr questo i renziani nascondono la diffidenza: «Barca è una persona importante – dice Angelo Rughetti – potrà dare un contributo. Non ho capito in che modo entri nella partita, ma lo capiremo nei prossimi giorni». Renzi racconta di averlo incontrato da neoministro, gli ha chiesto soldi per Firenze: ricevendone un no e un trattamento «come fossi un ragazzino: praticamente mi alzai e me ne andai».