La divina Barbara Steele torna a Roma per il Fantafestival. Divina, cioè «the most beautiful star of the greatest horror masterpiece of italian cinema, La maschera del demonio di Mario Bava», come spiega bene uno dei più grandi siti cinematografici del mondo. Sì, perché da quando Barbara Steele apparve in mezzo alla nebbia, tra i ruderi di quello che in fondo era solo il primo film di Bava, non solo la sua carriera venne segnata per sempre come queen of horror, ma anche il cinema dell’orrore e del fantasy verrà segnato per sempre. Lo capì Federico Fellini, che la volle in 8 ½, avvolta in un grande cappellone nero. E la svegliava nel pieno della notte suadente, «Piove, viene a fare una camminata per l’Appia Antica» – «Ma piove?» – «No, è bellissimo, Barbarina, vieni, ho gli ombrellini». Ma lo vollero subito anche Riccardo Freda per altri due film magistrale, L’orribile segreto del Dottor Hichcock e Lo spettro, Antonio Margheriti per il suo film più bello, Danza macabra, Mario Monicelli per una delle scene più incredibili del suo L’armata Brancaleone, dove Brancaleone da Norcia incontrerà una delle prime sadiche del cinema. Barbara era la star di un cinema nel suo massimo splendore, di un genere, l’horror italiano, che si rivelò da subito come la punta della nostra creatività, grazie anche a maestri come Bava, Freda e Margheriti, e di una città che stava vivendo un momento irripetibile. «Sono venuta a Roma, così…», mi disse a Los Angeles Barbara, «…una vergine praticamente», lei che era nata e cresciuta in un’Inghilterra repressa. E rimase da subito sedotta dalla sensualità e dal fascino della città. «Roma era una cosa sublime, generosa, aperta, ottimista, era una grande famiglia». È a Roma che Barbara diventa per sempre una star e saranno i suoi registi, da Bava a Fellini, a eleggerla da subito come la musa di una stagione meravigliosa di cinema che si vedrà in tutto il mondo. Barbara incarna perfettamente sia la sensualità della città e di un particolare momento storico, sia la fascinazione che il mondo anglosassone aveva per Roma e per il nostro cinema. È bastato un leggero movimentO di macchina sui suoi occhi, è bastato un piccolo trucco. Di suo Barbara Steele mette un volto, un corpo, un’intelligenza che nessuna altra attrice legata all’horror avrà mai. Anche oggi, a tanti anni di distanza, Barbara è ancora la regina indiscussa di quel cinema, adorata da Tim Burton, che ha cercato più volte di ricostruire quel fascino con altre attrici, ultima l’Eva Green di Dark Shadows. Ma non è facile avere un’altra Barbara Steele. Come non è facile trovare un altro Fellini che la porta a passeggiare per l’Appia Antica e vedere le creature della notte…