L’anno scorso un libro, Se tutto è musica, distillato di centinaia di ore passate fianco a fianco con i magnifici protagonisti della canzone brasiliana, quella scuola infinita che continua a nutrire pentagrammi colti e popular da almeno mezzo secolo, ma ha radici afroamericane assai più profonde. A fare le domande c’era Barbara Casini, vocalist jazz innamorata del Brasile e di quel frastagliato continente di musica: un amore che ha dato molti frutti discografici, ed uno in particolare, pubblicato da Label Bleu tanti anni fa: Vento. Anno 2000.

Allora c’era l’Accademia Filarmonica della Scala, la tromba piena di canto e di poesia di Enrico Rava, gli arrangiamenti scintillanti e la direzione di Paolo Silvestri. Quattordici anni dopo, è la volta di Vento Bravo, titolo in diretta continuità col precedente, di nuovo il Brasile nel cuore, ma con un compositore simbolo da indagare: Edu Lobo. Una delle figure meno etichettabili nei canzonieri brasiliani, uomo ponte tra jazz, note classiche contemporanee, bossanova.Vento Bravo è il nuovo progetto di Brasile, orchestra e solisti di Paolo Silvestri con Barbara Casini. Questa volta l’orchestra sarà quella Filarmonica Marchigiana, ancora una volta sul palco c’è Enrico Rava, con due giovanissimi musicisti dal suo New Quaret, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Enrico Morello alla batteria, ed Alessandro Lanzoni (vincitore del Top Jazz 2013 come miglior nuovo talento) al piano. Tre i concerti che si sono tenuti a fine aprile tra Pesaro, Jesi e Porto Sant’Elpidio. Precisa subito Barbara Casini: «I concerti nelle Marche sono stati tutti registrati dal vivo. In questi casi si spera sempre che se ne possa trarre del materiale per un disco. Resta da vedere se ci sarà un’etichetta interessata a pubblicarlo, come fece Label Bleu quattordici anni fa. Mai come in questi casi sento la nostalgia di Paolo Piangiarelli, che finché è stato attivo come discografico con Philology mi consentiva di pubblicare quasi un disco l’anno. Ora è molto più difficile, per me come per tutti, credo. Sarebbe un po’ come proseguire l’avventura del disco Vento, e non a caso nel programma del concerto sono stati inseriti due brani miei tratti da quel cd. Io certo sono più esperta di allora, ma ancora molto emozionata nel trovarmi a cantare insieme a un’orchestra sinfonica che suona gli splendidi arrangiamenti scritti da Paolo Silvestri».

Racconta il compositore e arrangiatore genovese Silvestri che il concerto in omaggio a Edu Lobo «era da tempo nelle intenzioni di Barbara Casini, e l’intenzione è diventata determinazione in seguito alla bella intervista che l’artista le ha concesso in occasione della stesura del libro Se tutto è musica».

Edu Lobo non è uno dei nomi più conosciuti della musica popolare brasiliana. Perché proprio questa scelta, Casini? «Edu Lobo è senz’altro uno degli esponenti più importanti della MPB, figlio, musicalmente parlando, di Jobim e Vinicius De Moraes, ma il dato notevole è che fin dalle sue prime composizioni ha usato elementi della tradizione del Nordeste del Brasile (il padre era pernambucano) che erano inconsueti nell’ambito della Bossa Nova, e che ne hanno fatto una figura del tutto originale, a sé stante. L’incontro con lui è stato sorprendentemente bello e interessante. Dico sorprendentemente perché sulle prime era sembrato piuttosto restio e diffidente, ma appena ci siamo seduti uno accanto all’altra ha dimostrato una grande disponibilità nei miei confronti, perché ha capito quanto a fondo conoscessi la sua musica e la musica brasiliana in generale. È stata una chiacchierata rilassata ed appassionata, nella quale oltre a parlarmi della sua storia di compositore ha mostrato tutto il suo amore per la musica, da quella straordinariamente ricca e varia del suo Paese al jazz e alla classica, con l’entusiasmo di un ragazzo, malgrado i suoi 70 anni».

Ed essere tornata ad incontrare Rava su un palco con un’Orchestra, che effetto le ha fatto? «Sono così contenta di lavorare di nuovo con Enrico Rava. Da sempre ho avuto per lui ammirazione e stima, e ancor prima di incontrarlo personalmente, nel ’95, la sensazione di un’affinità, di una sensibilità comune che me lo facevano sentire in qualche modo vicino, anche se era una grande star. Con lui non è solo bello dividere il palco, ma anche conversare, commentare un libro o un film, e anche ascoltare i racconti della sua vita leggendaria. Ho seguito il suo percorso fino ad oggi, sempre col desiderio di tornare a coinvolgerlo in un progetto comune».