Il quadro sindacale per il momento non si scioglie: ancora non si trova una quadra sul possibile, da più parti annunciato, sciopero generale. Se domani la Cgil terrà il suo Direttivo, il cui significato in questa fase – a una quarantina di giorni dalle vacanze natalizie – non potrebbe essere che quello di fissare un calendario definito delle prossime mobilitazioni, dall’altro lato la Uil chiede di aspettare.

È stato Carmelo Barbagallo, segretario generale aggiunto, a porre la questione: «Se non ci saranno risposte su legge di stabilità e Jobs Act – ha spiegato – noi siamo pronti allo sciopero generale. Ci auguriamo che la Cgil non decida già nel comitato direttivo del 12 (domani, ndr) una data ma che ci sia un percorso unitario sulle iniziative da fare».

Barbagallo è il candidato ufficiale a succedere a Luigi Angeletti, che proprio ieri ha rassegnato le dimissioni da segretario generale: l’elezione che confermerà il passaggio di cariche avverrà durante il Congresso della Uil, che si terrà dal 19 al 21 a Roma.

Il segretario della Uil ha segnato due possibili percorsi: «Il primo, se non avremo risposte su nulla, sarà uno sciopero generale, di tutti i lavoratori. Se invece avremo avanzamenti sulla legge di stabilità, i pensionati, maggiore chiarezza sul Jobs Act, e però il governo continuerà a non sedersi al tavolo per il contratto dei dipendenti pubblici, allora lo sciopero sarà limitato soltanto a questi ultimi e a tutte quelle categorie che non hanno ancora siglato il rinnovo: parliamo di circa 7 milioni di addetti».

Insomma, uno sciopero più “politico” il primo (ma la Uil ci tiene a che non sia definito così), o comunque più in sintonia con il tono di protesta generale scelto dalla Cgil, e uno prettamente sindacale e contrattuale il secondo, seppure dall’altro lato, come controparte, ci sia comunque il governo (in quanto datore di lavoro del pubblico impiego).

Si dovrà capire come vanno le cose, cosa decideranno la Cgil e la Cisl. Domani, appunto, il sindacato guidato da Camusso terrà un importante Direttivo: e se da un lato il “richiamo unitario” è forte, dall’altro è pur sempre vero che molte categorie della Cgil scalpitano, e che la legge di stabilità deve essere chiusa entro fine anno. E rimandare ancora, visto che dopo il 20 dicembre non ha praticamente senso muoversi (e allora si scivolerebbe a metà gennaio, a manovra già chiusa), potrebbe essere un rischio.

La Fiom ad esempio è già in campo, con uno sciopero generale diviso in due parti: il Nord (a Milano) il 14 novembre, e il Sud (Napoli) il 21. La Cisl ha già dato l’ok per una mobilitazione generale del pubblico impiego, ma per gli altri settori ancora nicchia. La Uil vorrebbe che si aspettasse il prossimo incontro dei segretari generali: che, salvo anticipi, come spiega lo stesso Barbagallo «per ora è fissato al nostro Congresso, a partire dal 19».

Ieri la Uil ha diffuso anche una nota biografica di Barbagallo: 67 anni, ha iniziato il suo percorso lavorativo all’età di 8. Dopo 5 anni di lavoro minorile, 1 anno di “nero” e 3 mesi di apprendistato, viene assunto regolarmente in una concessionaria d’auto.

Passa poi da un negozio di barbiere a un pastificio, da una cooperativa ittica a un magazzino di smistamento postale, e infine approda alla Fiat di Termini Imerese (città dove è nato). «In Fiat – ricorda – ho debuttato come delegato, e sono due i risultati che mi restano impressi. Il primo: aver fatto assumere una ventina di ex compagni di lavoro dal pastificio che chiudeva. E poi aver ottenuto che la Fiat regalasse due autobus all’azienda pubblica per il trasporto dei turnisti di notte».

Successivamente Barbagallo diventa segretario della Uil Sicilia: la mafia lo prende di mira (un colpo di fucile esploso contro la sua abitazione, ma resta incolume) e subisce altri atti indimidatori dopo aver partecipato al funerale di Domenico Geraci, sindacalista Uil assassinato a Caccamo nel 1998. Dal 2000 è responsabile Organizzazione Uil.