È il giorno dell’addio di Luigi Angeletti dopo 14 anni. La scena però se l’è già presa il suo successore. Carmelo Barbagallo conosce uno ad uno i quasi 1.500 delegati presenti in sala. Da anni ha in mano l’organizzazione della confederazione. E per questo motivo è stato scelto come successore-traghettatore. In Uil l’unità è sacra e gli scontri avvengono solo dietro le quinte: qualche mese fa buona parte del gruppo dirigente guidato da settore pubblico e pensionati ha avvertito Angeletti che era in grado di sfiduciarlo. La mediazione trovata è stata una successione veloce e non traumatica: chi meglio di un 67enne con l’apparecchio acustico all’orecchio quasi a simbolo di essere etero diretto?

Una scelta che però si sta già rivelando quanto meno malcalcolata. A parte i mal di pancia dei meccanici Uilm che si sono trovati «fino a ieri a spiegare nelle fabbriche che lo sciopero generale di Landini era un’assurdità, che il Jobs Act e la modifica dell’articolo 18 avevano degli elementi positivi perché aumentano le tutele di chi ora ha il contratto in somministrazione» – come sintetizzano i delegati lombardi, in pochi si aspettavano un neo segretario così attivo e decisionista. Già tenere un esecutivo in cui si è deciso per lo sciopero generale il giorno prima del congresso è parso a molti un’assurdità: «Cosa lo facciamo a fare il congresso se non per decidere qualcosa?», lamenta un segretario regionale.

Barbagallo è una scheggia impazzita. Con il suo linguaggio e modo di fare naif ha già messo in riga Anna Maria Furlan e una Cisl mai così isolata.

La sua non è storia da tutti. Cinque anni di lavoro minorile, poi lavoro nero, apprendistato, quindici anni di precariato d’antan arrabattandosi come garzone di barbiere, in un pastificio, in una cooperativa ittica, magazzino di smistamento postale. Poi la grande occasione, l’ingresso come operaio alla Fiat della sua Termini Imerese. Lì da delegato inizia la sua carriera che lo porta a diventare segretario regionale Uil, dove si è distinto per le battaglie di legalità. Dopo il discorso al funerale del suo amico sindacalista Uil Domenico Geraci, assassinato a Caccamo nel 1998, viene minacciato a colpi di fucile dalla mafia.

A chi in questi giorni gli augura in bocca al lupo, risponde: «Il lupo è una razza in estinzione». Ma se Crozza ne farà un nuovo Razzi, ora c’è già chi lo teme e non lo considera assolutamente una macchietta. A Renzi che nella sala Verde gli ha chiesto: «Lei chi è?», ha risposto: «Imparerà a conoscermi». E ieri gli ha dato una ragione in più per farlo.

Domani sarà proclamato ufficialmente segretario generale. «Lo hanno messo lì per fare il traghettatore, ma in Uil i traghettori rischiano di durare tanto», spiega un delegato di lungo corso. E se manterrà questa linea barricadera potrebbe scompaginare le carte a governo e maggioranza. Per questo Susanna Camusso ha chiuso il suo intervento così: «Auguri Carmelo, so che faremo una lunga strada insieme».