Ennesima tragedia dell’emarginazione in Puglia. Protagonista, ancora una volta suo malgrado, la provincia di Foggia.

Questa volta però, lo scenario non è un campo di pomodori o uno dei ghetti dove vivono migliaia di braccianti agricoli stranieri. Ma un campo di rom bulgari vicino al comune di Stornara in provincia di Foggia.

Dove quando ancora non erano le nove di mattina, ha preso fuoco una baracca al cui interno dormivano due bambini, due fratellini di 4 e 2 anni, Birka e Christian, a cui le fiamme non hanno dato scampo.

I corpi sarebbero stati ritrovati carbonizzati, ma ad ucciderli nel sonno potrebbero essere state le esalazioni di monossido di carbonio prima ancora che le fiamme.

STANDO AD UNA PRIMA ricostruzione, sarebbero divampate o da un braciere a legna ricavato nei bidoni usati per conservare l’olio oppure da una stufa artigianale realizzata per far fronte alle basse temperature del momento, una vecchia tanica al cui interno veniva bruciata la legna: questa la prima ipotesi al vaglio dei vigili del fuoco, dopo i rilievi effettuati dai carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche (Sis).

Sul posto sono giunti il prefetto di Foggia, Carmine Esposito, e il pm di turno, Roberta Bray, che ha avviato un’indagine.

QUANDO LE FIAMME hanno cominciato ad avvolgere la baracca, i genitori dei due bambini non erano presenti: il padre era a lavoro mentre la madre era qualche baracca più avanti dove si trovano alcuni servizi igienici.

HANNO 21 ANNI LEI, 33 lui e sono stati subito portati nella caserma dei carabinieri di Cerignola per essere ascoltati a sommarie informazioni al fine di ricostruire la dinamica della tragedia, stravolti dalla disperazione e dal dolore dopo essere stati colti entrambi da un malore.

LA LORO FAMIGLIA OCCUPAVA un modulo abitativo suddiviso in quattro sezioni. Quello di Stornara è tra l’altro uno dei più grandi insediamenti abitativi dei rom con circa mille presenze, prevalentemente cittadini bulgari e rumeni, l’ottavo insediamento spontaneo sorto nel foggiano.

Vivono in condizioni che definire precarie è un eufemismo, circondati da cumuli di rifiuti, senza servizi igienici né corrente elettrica.

Dettaglio non da poco vista che la tragedia è dovuta proprio a questo come evidenzia Daniel Tomescu, storico portavoce della comunità che vive all’interno del campo rom di Bari-Japigia: «Il nostro campo qui a Bari-Japigia è autorizzato, è il simbolo della Puglia. Se il campo di Stornara fosse stato autorizzato ci sarebbe stata la luce e di conseguenza le stufe elettriche. E quindi non sarebbero morti dei bambini. Al campo di Japigia non vengono permessi fuochi all’interno delle baracche per evitare queste tragedie».

UNA TRAGEDIA SULLA QUALE si è abbattuto l’ennesimo diluvio di dichiarazioni di circostanza di tutta la politica locale, regionale e nazionale.

Indignazione, sconcerto, sproni a fare qualcosa perché non accada mai più nulla di simile: dichiarazioni d’intenti che lasciano il tempo che trovano.

ROCCO CALAMITA, sindaco di Stornara, ha parlato di «terribile tragedia che ha visto la morte di due piccoli innocenti. Ora è necessario che la poli«tica nazionale intervenga con fatti concreti e si trovi una soluzione per questi insediamenti spontanei». Ricordando che «nel 2018 dopo un altro incendio, che fortunatamente non aveva causato morti, avevamo con le forze dell’ordine provveduto allo sgombero di quel campo. Ma dopo qualche settimana le baracche sono state nuovamente realizzate e sono arrivate anche altre famiglie. Il Comune interverrà per aiutare questi due giovani genitori perché questa è una tragedia che colpisce tutta la nostra comunità».

MENTRE L’ASSESSORA AL WELFARE della Regione Puglia Rosa Barone ha assicurato che «con i miei uffici stiamo lavorando per questo e per la convocazione di un tavolo intersettoriale con tutti gli attori interessati, in modo da dar vita a progetti per l’integrazione sociosanitaria. Non basta dire che simili tragedie non devono più accadere, l’impegno è massimo per passare dalle parole ai fatti».

Con la morte dei due bimbi salgono a nove i decessi di migranti che risiedevano nei cosiddetti ghetti o campi rom nella provincia di Foggia, che hanno perso la vita a seguito di incendi scoppiati per cause accidentali: quattro di loro – tre uomini e una donna africani – sono morti in altrettanti roghi nell’insediamento di Borgo Mezzanone, dal novembre 2018 alla primavera 2020; altri due uomini maliani sono morti nell’incendio del 3 marzo 2017, durante l’evacuazione del ‘gran ghetto’ di Rignano. Mentre un uomo di nazionalità bulgara, a dicembre del 2016, ha perso la vita nel rogo che distrusse un campo nomadi nelle campagne di Foggia.

RESTA IL PROBLEMA enome ed irrisolto di un’integrazione lontana anni luce. Di due vite innocenti spezzate dall’indifferenza della società e dall’inefficenza della politica.