«Oggi è la giornata in memoria delle vittime dell’immigrazione, nata in ricordo del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013 in cui persero la vita 356 migranti. Noi siamo stufi di veder commemorare i morti da parte di chi non fa nulla per i vivi». C’è rabbia nelle parole di Andrea Costa, tra i coordinatori della rete di supporto dell’ex centro Baobab di via Cupa a Roma, il presidio solidale per l’assistenza ai profughi creato da un gruppo di volontari e sgomberato venerdì dalla polizia. Ieri, in una conferenza stampa, gli attivisti del centro, diventato uno dei pochissimi punti di riferimento per i rifugiati – soprattutto eritrei – a Roma, hanno spiegato «cosa la politica ha fatto, o meglio non ha fatto, per i migranti in transito nella capitale».

«L’ex Baobab andava chiuso, non era una situazione dignitosa né tollerabile per persone in cerca di aiuto», ha detto Costa, «ma per trovar loro una sistemazione migliore. Invece, dopo lo sgombero forzoso, l’amministrazione capitolina non ha fatto niente, tranne mettere a nudo la sua inadeguatezza». Le critiche dei volontari vanno tutte alla giunta cinquestelle.

Al suo insediamento, a metà giugno, la sindaca si era impegnata a trovare una soluzione al problema dei migranti «entro una settimana». Promesse non mantenute. Come quelle arrivate dall’assessora alle politiche sociali, Laura Baldassarre: «Aveva assicurato la costruzione di una tendopoli, in aggiunta alle poche strutture offerte dal Comune, l’alloggio Caritas sulla Casilina e quelli della Croce Rossa. Ma il 9 settembre ha annunciato che non si poteva fare, perché la Protezione Civile era impegnata con il terremoto di Amatrice». L’assessore, ha aggiunto Costa, «ora ha dichiarato di aver trovato fondi per metter su un altro centro, anche se le soluzioni da noi proposte, come l’utilizzo del centro ittiogenico sulla Tiburtina, sono state scartate. Ci auguriamo che dall’amministrazione arrivi qualcosa di concreto».

In realtà, secondo i volontari, l’accoglienza e la tutela delle persone vulnerabili non sono una priorità per la giunta Raggi. Invece «è indispensabile dare una risposta a una questione delicatissima, che merita di essere gestita con serietà e risorse adeguate». Per ora, l’unica certezza è che 150 migranti, a cui l’ex Baobab forniva un minimo riparo, non hanno alternative alla strada. Molti di loro erano ieri alla conferenza stampa. A ricordare con la loro presenza l’urgenza della realtà, molto lontana dalle parole delle cerimonie commemorative.