Steve Bannon, ex consigliere e stratega di Donald Trump, è stato incriminato per oltraggio al Congresso, dopo essersi rifiutato di rispondere alla Commissione di inchiesta parlamentare che indaga sull’assalto del 6 gennaio a Capitol Hill e di consegnare i documenti che gli erano stati chiesti.

Per questa mossa Bannon rischia fino a un anno di carcere; fonti anonime del Dipartimento di Giustizia hanno dichiarato al network radiofonico Npr che l’ideologo dell’alt-right domani dovrebbe arrendersi e comparire in tribunale il pomeriggio stesso.

L’incriminazione è arrivata dopo settimane di discussioni dei pubblici ministeri dell’Ufficio del Procuratore degli Stati uniti per il Distretto di Columbia, che supervisionerà il procedimento penale.

«Fin dal mio primo giorno in carica, ho promesso ai dipendenti del Dipartimento di Giustizia che avremmo mostrato al popolo americano con le parole e i fatti che il dipartimento aderisce allo stato di diritto e persegue l’eguale giustizia secondo la legge», ha detto in una nota il procuratore generale Merrick Garland.

Bannon si è rifiutato di collaborare con la Commissione della Camera che indaga sull’assalto al Campidoglio, sostenendo di essere coperto dalle affermazioni di privilegio esecutivo di Trump.

Ma gli esperti legali ritengono che tale idea sia priva di fondamento: Bannon è un privato cittadino che non lavora alla Casa Bianca da anni e l’attuale presidente Joe Biden ha rinunciato allo stesso privilegio.

A Washington gli avvocati della difesa si aspettavano che il Dipartimento di Giustizia con Bannon tracciasse una linea di demarcazione: una decisione a non procedere avrebbe potuto invogliare altri testimoni a rifiutarsi di collaborare, mandando in cortocircuito l’intera indagine della Camera, in un momento in cui la Commissione ha inviato dozzine di citazioni in giudizio per soggetti dentro e fuori l’amministrazione Trump.

Bannon nel 2017 era caduto in disgrazia agli occhi di Trump ma i due avevano poi ricucito i rapporti, tanto che il tycoon, a fine presidenza, aveva graziato Bannon, permettendogli di evitare un processo intentato dai pubblici ministeri di New York che lo accusano di avere frodato chi ha donato soldi per costruire il muro lungo il confine meridionale Usa.

Da parte sua l’ideologo aveva pubblicizzato il raduno di Washington sul suo podcast, War Room. «Domani si scatenerà l’inferno», aveva letteralmente detto Bannon al suo pubblico il 5 gennaio.