«La violenza contro la donna attraversa tutti gli strati sociali, ma se una donna è vulnerabile dal punto di vista economico, se dipende dal marito o dal compagno per il sostentamento è naturalmente più esposta alla violenza. In venezuela la legge contempla 19 tipologie di violenza di genere, una delle più serie è la violenza patrimoniale», dice al manifesto Eneida Castillo, una delle fondatrici di Banmujer, in Venezuela: la Banca di sviluppo delle donne – spiega la dirigente – creata dalle donne l’8 marzo del 2001 e confermata da Hugo Chavez con una legge abilitante subito dopo».

Un progetto di autopromozione sociale rivolto alle donne delle comunità «affinché si uniscano e creino progetti socioproduttivi a seconda delle loro passioni ed esigenze, contribuiscano alla produzione sociale ma anche a moltiplicare la coscienza politica, l’autonomia e il lavoro collettivo». Un percorso compiuto insieme al Ministero per il potere popolare per l’Uguaglianza e di genere, che amplifica anche in questi giorni le iniziative di Banmujer durante la campagna «Chi ama non maltratta», che si svolge in tutto il paese.

«In questi anni – dice Eneida – abbiamo erogato 500 crediti per progetti di manifattura, commercio, servizi, 6.500 per progetti agrari, 403 rivolti alle nostre sorelle indigene, 403 alle afrodiscendenti, 425 alle diversamente abili, 9 alle donne private di libertà, in collaborazione con il ministero delle Carceri. E a un certo punto, abbiamo anche dovuto far fronte alle proteste degli uomini, esautorati dal loro consueto potere».

Anche l’Onu ha lodato il lavoro compiuto dai governi socialisti in Venezuela «per l’emancipazione e l’uguaglianza di genere». In 15 anni, le donne hanno compiuto grandi passi in avanti in Venezuela, sono presenti in tutti gli organismi di governo, alla testa di ogni lotta e progetto sociale e «la loro presenza non è certo solo apparente». La costituzione bolivariana – ricorda la dirigente – è declinata nei due generi, e contempla la promozione e l’autopromozione delle donne in tutti gli ambiti sociali. «L’articolo 88 contempla l’uguaglianza di donne e uomini nell’esercizio del diritto al lavoro, e il lavoro domestico come attività economica che produce ricchezza e valore sociale. Le casalinghe hanno diritto all’assicurazione e alla pensione sociale. Questo ha portato alla Fondazione delle Madres del Barrio, che tutta la vita si sono dedicate all’educazione e alla cura dei figli e questo non era mai stato valorizzato in termini economici, rimanevano a casa e crescevano i figli, la Fondazione fa un censimento vede qual è la situazione e vengono incorporate in questo progetto, gli viene dato un salario, l’80% del salario minimo. L’idea è che, man mano che vengono inglobate nella capacità produttiva, l’assistenza diminuisca e possano prendere in mano la loro attività e si rendano indipendenti dal punto di vista economico».

Quelle che hanno problemi di salute o sono anziane, «passano a un altro progetto. In Venezuela in questo modo tutte le persone censite hanno accesso alla pensione, le donne a 55 anni gli uomini a 60 hanno diritto all’80% del salario minimo, anche se non hanno versato i contributi. Tutti questi progetti si sostengono attraverso l’attività e il concorso di Banmujer, che partecipa in tutti gli aspetti del processo rivoluzionario. Stiamo costruendo uno stato comunale che abbia al centro sempre di più la partecipazione delle donne. Siamo sempre noi a spingere per la trasformazione».