E’ un caotico labirinto di cemento con pochissimo verde, la classica metropoli asiatica cresciuta senza uno straccio di piano regolatore. Traffico e inquinamento sono letali, ha un fiume potenzialmente stupendo ma poco sfruttato, e se ci capitate nella stagione delle piogge rischiate di finire con l’acqua alle caviglie. Ma nonostante i suoi difetti, l’ascesa di Bangkok al tempo della globalizzazione è irresistibile: la capitale della Thailandia è diventata quest’anno la destinazione che riceve più turisti al mondo, e la rivista Travel & Leisure l’ha eletta «migliore città» del pianeta per il quarto anno consecutivo. Non a caso, sempre più stranieri la scelgono per abitarci.

Con una proiezione di 15,9 milioni di arrivi per il 2013, Krungthep (il suo nome in thailandese) ha superato Londra nella classifica delle metropoli più visitate, staccando Parigi, Singapore e New York. Roma è distante, con meno di 7 milioni di turisti. Come ha fatto? Parte del fascino esotico di Bangkok, non è un mistero, viene dall’abbondanza di opportunità di svago per uomini in cerca del proibito. Ma non basta a spiegare tali numeri, e da soli non sono sufficienti neanche la deliziosa cucina nazionale, le infinite possibilità di shopping e in generale l’imbattibile rapporto qualità/prezzo dei servizi offerti.

Oltre ai suoi pregi, la popolarità di Bangkok è dovuta in particolare al costante aumento del potere di acquisto della classe media a est dell’Europa, che sta progressivamente facendo salire il numero di arrivi in Thailandia: erano 15 milioni nel 2008, saranno 24 milioni quest’anno. Se una volta l’immagine del tipico turista nel Paese era quella del bianco occidentale, oggi il numero di visitatori cinesi, indiani e russi si è moltiplicato, e la facilità di visti per gli oltre 600 milioni di abitanti degli altri Paesi del Sud-est asiatico – in decollo economico – contribuisce a fare della Thailandia il crocevia della regione. Quest’anno i turisti cinesi saranno 2,7 milioni, tre volte e mezzo il totale di un decennio fa. Gli indiani sono oltre un milione, il 300 per cento in più nello stesso periodo. Quanto ai russi, c’è stato un vero e proprio boom: oggi sono 1,3 milioni, 18 volte tanto quelli del 2003.

Va da sé che la Thailandia non è solo Bangkok, e molti usano la capitale solo come trampolino verso le svariate spiagge sabbiose del Paese. Ma la «Città degli angeli» (il significato del suo nome) sembra avere qualcosa da offrire a ogni visitatore. Gli arrivi dei cinesi si sono impennati grazie alla popolarità di Lost in Thailand, una commedia in stile road movie che l’anno scorso è diventata il film più visto di sempre in Cina. L’eccellente qualità della sanità privata ha fatto nascere il fenomeno del «turismo medico», che attira in particolare la borghesia mediorientale. Indiani, pachistani e bengalesi tornano a casa con gadget tecnologici che nei loro Paesi incombono in pesanti dazi. Per europei e americani, specie quelli con meno esperienza di viaggio, Bangkok è un ingresso tutto sommato morbido nel continente asiatico. E a prezzi minori rispetto a quelli in patria.

Se una volta dicevi «vado in vacanza a Bangkok», gli amici ti facevano l’occhiolino immaginando le intenzioni libertine del viaggio. Quella dimensione c’è ancora. Ma ad essa si è affiancata una ancora più grande di lifestyle. Complice la crescita economica thailandese, negli ultimi anni la capitale si è popolata di centinaia di nuovi ristoranti, boutique hotel, caffè, locali serali, wine pub. E’ possibile ormai trovare cucine di tutto il mondo, e per i più disparati prodotti internazionali spuntano regolarmente nuovi importatori. Lo shopping è una malattia che ha contagiato la classe medio-alta di Bangkok, e l’offerta di centri commerciali continua ad arricchirsi; gli stranieri arrivano di conseguenza.

La Città degli angeli è insomma diventata cool, e iper-connessa al resto del mondo. I due luoghi in assoluto più fotografati e condivisi su Instagram sono l’aeroporto Suvarnabhumi e l’esclusivo shopping mall Paragon. Bangkok è stata scoperta anche dal cinema: recentemente Hollywood è sbarcata con The Hangover 2 e Only God forgives. Non si parla solo di commedie cinesi e film americani: troupe di Bollywood girano regolarmente in città. Da ambienti di lusso a pittoresche strade brulicanti di umanità, Krungthep offre location per tutti i gusti.

La crescente popolarità internazionale fa sì che sempre più stranieri, magari dopo un primo passaggio da turisti, decidano di stabilirsi qui. Alcuni ci arrivano già con un contratto aziendale da fuori, molti si danno un periodo da freelance nella speranza di trovare qualcosa di più stabile. Anche se la moneta nazionale (il baht) si è gradualmente apprezzata rispetto all’euro e al dollaro negli ultimi anni, a Bangkok è ancora possibile permettersi uno stile di vita più alto rispetto a Europa o Stati Uniti, con piccoli lussi quotidiani che qui diventano alla portata. Con la crisi economica in Occidente, l’Asia appare come un’oasi di dinamismo. In Thailandia, per di più, con un clima da estate perenne.

Chi pensa però che sia un Bengodi aperto a chiunque sbaglia. La competizione nel campo professionale è elevata, il permesso di lavoro è sottoposto a diverse restrizioni, le incomprensioni linguistiche sono ovunque, e Bangkok rimane un disorganizzato ammasso urbano da 12 milioni di abitanti che richiede una capacità di adattamento sopra la media. E che rischia seriamente di rimanere vittima del suo stesso successo: costruita su un terreno paludoso non lontano dal Golfo di Thailandia, la Città degli angeli sta infatti sprofondando al ritmo di tre centimetri all’anno. Nonostante gli allarmi degli scienziati, finora in sostanza non è stato fatto nulla per prevenire la futura catastrofe. Ancora peggio: grazie all’accresciuto afflusso di aspiranti bangkokiani, viaggia a pieno ritmo la costruzione di nuovi condomini e grattacieli.