Mentre Ita attende dal Mef i criteri per essere svenduta a Lufthansa, si scaldano i motori per i bandi che riguardano handling e manutenzione. I diktat di Bruxelles hanno imposto a Ita di poter avere la maggioranza in cordata solo in una dei due rami che completavano Alitalia.
Soprattutto l’handling fa gola a molti e se Altavilla un mese fa ha annunciato di voler partecipare «a valori di mercato, senza dissanguarsi», martedì il gigante Swissport (svizzero ma di proprietà di fondi anglo-americani) si è presentato a tutti i sindacati che rappresentano i 3 mila dipendenti spiegando il suo interesse. Al bando però dovrebbe concorrere anche Airport handling, partecipata da Emirates, che già gestisce i servizi negli aeroporti milanesi, oltre a Aviation service (consorzio con Aviapartner e Gate Gourmet).
Sul fronte manutenzione – circa 1.500 i dipendenti attuali – invece ieri è arrivata la firma di un memorandum fra Atitech, l’azienda guidata da Gianni Lettieri (ex candidato sindaco del centrodestra a Napoli) e Filt Cgil, Filt Cgil, Uilt più l’Ugl che «tutela l’occupazione nei siti di Fiumicino e Napoli» con «progetti nella manutenzione di motori, carrelli e di altri componenti». Alitalia infatti ha appaltato alcune lavorazioni addirittura in Israele.
Tutto bene? Mica tanto. «Tutti questi comuni obiettivi – avvertono i confederali – dovranno ora tradursi in atti concreti: Atitech e Ita raggiungano quanto prima un’intesa» per partecipare al bando «e che le istituzioni si facciano garanti per tutelare i lavoratori». Ecco: con Altavilla tutto questo è tutt’altro che scontato.
Nel frattempo la Cub continua la sua battaglia «al fallimentare progetto del governo Draghi e dei suoi sostenitori» e rilancia «un’assemblea di tutti i lavoratori ex Alitalia».