Quando irrompono nelle piazze dei piccoli paesi, quando invadono, con l’irruenza maestosa delle grancasse e con la forza dei lucidi ottoni le vie bianchissime, lucide ed accecanti per i riflessi del sole, è segno che la festa, di lì a poco, inizierà. Con quell’incredibile groviglio di sacro e profano, di religiosità quasi mistica e di voglia di intrattenimento anche un po’ plastificato, che solo negli avvenimenti rituali del Sud è ancora viva.
Viva e vibrante, come le bande, ritratto di un suono e di una società, che non è stata ancora fissata dalle cartoline turistiche della pizzica a tutti i costi, quella del Salento profondo.

Siamo a Trepuzzi, a nord di Lecce, lontani quindi dal divertimento, sin tropo patinato, delle spiagge e delle lezioni di aerobica in acqua. Qui, dove ancora esistono scampoli perduti di civiltà contadina, le bande sono, da sempre, non solo un fatto musicale, ma un esperimento sociale, un luogo di crescita, terreno di incontro, e, soprattutto, di scambio di saperi.
È qui che va in scena un prezioso rapporto generazionale, quello che permette ai più giovani di apprendere i rudimenti del «mestiere», quello del musicista, qui si impara a suonare, a montare e a smontare i grandi fiati, a conoscere lo strumento, ad amarlo, quasi fosse il prolungamento del proprio corpo,

L’ambiente ideale, insomma, per un festival come Bande a Sud che, arrivato alla sua sesta edizione, propone, ogni volta, un confronto tra le formazioni bandistiche, importante patrimonio del territorio e artisti del pop italiano.
Lo scorso anno c’è stato Renzo Arbore con la sua Orchestra Italiana, questa volta ci sarà Elio con le Storie Tese (inaugurazione, il 4) a presentare il suo repertorio, in versione da festa di piazza. Chiusura il 16 con Roy Paci e gli Aretuska.
In mezzo, come sempre con Bande a Sud, la presenza di musicisti ancora poco noti in Italia, come il 10, la stella del rumba rock, il catalano Muchachito, che arriva dal barrio di Santa Coloma, periferia di Barcellona, e mischia tribalismi africani, sensualità tropicali, note gitane e chitarre elettriche.

Una esuberante espressione multilinguistica che porterà in paese il rumore e la voglia di fare festa della suo quartiere.
Da non perdere anche lo mostra Ricami nel cielo, che ripercorre, dai primi del 900 a oggi, la storia delle luminarie, le immaginifiche architetture luminose che costituiscono lo scenario delle celebrazioni di piazza in questo sud d’Italia. www.bandeasud.it