Quando lo scorso 5 aprile gli agenti del commissariato di Manduria entrarono nella sua abitazione, dopo averlo convinto con non poche difficoltà ad aprire la porta di casa, ai loro occhi si palesò una situazione di profondo degrado. Tornati il giorno successivo, lo trovarono seduto ad una sedia del suo appartamento. Debilitato e senza forze, a digiuno e privo di sonno, con la ferma volontà di lasciarsi morire di stenti: per questo fu subito ricoverato in rianimazione nel nosocomio del paese della provincia orientale di Taranto, per una forte emorragia gastrica.

Prima però, particolare che ha indirizzato sin da subito le indagini, gli agenti raccolsero una denuncia dell’uomo per una rapina subita nel suo appartamento da parte di alcuni giovani del paese, di appena 300 euro. Con il passare dei giorni, la situazione sanitaria dell’uomo è peggiorata, tanto da doverlo sottoporre a due interventi chirurgici, per suturare una perforazione gastrica e una emorragia intestinale: ma Antonio Cosimo Stano, non ha più ripreso conoscenza sino allo scorso 23 aprile, quando il suo cuore ha cessato di battere.

La morte del 66enne, gravato anche da alcuni problemi psichici, ha però svelato un quadro agghiacciante di cui molto erano a conoscenza. Le indagini degli inquirenti hanno sin da subito preso una direzione ben precisa, giunta ieri ad un punto di svolta: 14 giovanissimi, 12 minorenni e due maggiorenni, sono indagati per la morte dell’uomo. Secondo quanto ricostruito, lo avrebbero segregato in casa per giorni, seviziandolo e picchiandolo. Al momento si procede per i reati di omicidio preterintenzionale in concorso, lesioni personali, danneggiamento, minacce e violazione di domicilio, ma il capo d’imputazione sarebbe provvisorio, così come il reato di stalking. L’ultimo episodio di violenza risalirebbe allo scorso febbraio, diverse settimane prima del decesso.

Secondo l’avvocato che difende alcuni dei giovanissimi, si tratterebbe di «ragazzi normalissimi», «studenti di liceo nati e cresciuti a Manduria in contesti familiari a modo, figli di commercianti, impiegati pubblici». Come non bastasse, il gruppo avrebbe filmato le violenze diffondendole in una chat ristretta di Whatsapp. Chi ha visto le immagini, ha parlato di una violenza brutale, con calci, pugni, bastonate, insulti, in stile «Arancia Meccanica».
Il medico legale incaricato dell’autopsia effettuata ieri, ha chiesto 60 giorni per dare risposte ai quesiti posti nell’incarico. Gli inquirenti, hanno infatti chiesto di accertare «l’esistenza di affezioni patologiche e se le stesse possano essere state causate, concausate o aggravate da fatti traumatici, anche di natura psichica» subiti dal pensionato.

Inoltre, secondo le testimonianze di alcuni vicini, gli stessi che chiesero l’intervento degli agenti lo scorso 5 aprile, le violenze durerebbero dal 2012. Alcuni episodi sarebbero avvenuti per strada, senza che nessuno intervenisse a difendere l’uomo. Il caso era conosciuto, le violazioni di domicilio quasi quotidiane: tanto che i poliziotti tempo addietro si erano appostati presso la casa dell’uomo per sorprendere i giovani in flagranza, senza però riuscirvi.

Sul caso, in piena campagna elettorale, si sono subito gettati i due vicepremier Salvini e Di Maio, che hanno chiesto «pene esemplari» e ricordato che la priorità del governo è la sicurezza dei cittadini. Ma quanto accaduto, riporta a problemi per più profondi, come il disagio giovanile di molti paesini di provincia del Sud, dove la noia spesso conduce su strade senza ritorno, dove a pagare sono sempre i più deboli della catena sociale.