A quanto pare il destino delle nuove banconote israeliane, che andranno in circolazione tra qualche mese, è quello di generare polemiche. Già nel 2011 il Governatore della Banca Centrale, Stanley Fischer, e il ministro delle finanze, Yuval Steinitz, erano giunti ai ferri corti sull’effigie da imprimere sui nuovi biglietti da 20, 50, 100 e 200 shekel. Fischer sulle banconote voleva gli ex primi ministri Menachem Begin e Yitzhak Rabin ma fu costretto a fare retromarcia di fronte alle proteste di Steinitz che riteneva la scelta «troppo politica». Furono perciò selezionati i poeti e intellettuali “nazionali” Rachel Bluwstein, Shaul Tchernicovsky, Leah Goldberg e Nathan Alterman

Tutti contenti? Neanche per sogno. Dopo due anni è esplosa una polemica ancora più accesa. Alla vigilia del voto di approvazione della Knesset, Arye Deri, popolare presidente del Partito religioso “Shas”, prendendo punto dalle nuove banconote ha fatto riemergere una polemica mai sopita: quella tra gli ebrei mizrachi giunti dai paesi arabi e gli ebrei askenaziti di origine europea. I primi hanno sempre denunciato gravi discriminazioni a loro danno e in passato non hanno mancato di manifestare la loro frustrazione con manifestazioni e proteste in strada. I secondi non hanno mai nascosto di sentirsi l’elite fondante di Israele, quindi legittimata a guidare il Paese facendo pesare agli ebrei orientali di essere troppo «impregnati» di cultura araba, quella del «nemico». Tra gli askenaziti più indifferenti alle recriminazioni dei mizrachi svetta l’ex premier Golda Meir che, peraltro, non ha mai riconosciuto i palestinesi come popolo.

Deri denuncia che sui nuovi biglietti ci sono solo intellettuali e poeti o russi o di origine tedesca. «E’ inconcepibile che non un solo poeta mizrahi abbia la sua figura incastonata sulle banconote», protesta Deri, di origini marocchine, ricordando come gli ebrei orientali siano stati esclusi sino ad oggi da un importante riconoscimento nazionale, il prestigioso “Premio di Israele”, e dalle istituzioni che contano nel paese. «I soldi che hanno l’immagine di un ebreo orientale – ha aggiunto il leader di Shas  – non hanno meno valore». Altri israeliani fanno notare che dalla fondazione di Israele l’unica personalità mizrachi ad apparire sulle banconote nazionali è stato il pensatore e filosofo Maimonide.

Polemiche che sono frutto anche del disappunto di Deri nei confronti dell’esecutivo israeliano che tiene fuori dalla porta i partiti religiosi ultraortodossi, come lo Shas, all’opposizione dopo aver fatto parte di qualsiasi governo negli ultimi venti anni. Da quando è tornato alla vita politica attiva  – l’anno scorso, dopo una condanna a tre anni per corruzione – il presidente dello Shas ha denunciato ciò che a suo dire rappresenta uno strisciante ”razzismo” nei confronti degli ebrei orientali. «Dal giuramento di questo governo, il razzismo», sottolinea Deri, «è rampante in tutte le aree». Parole di fuoco che hanno spinto ad intervenire il premier Netanyahu che ha assicurato che «la prossima volta» sulle banconote ci saranno anche personalità mizrachi.