Va avanti la discussione in commissione finanze a Montecitorio sul decreto legge che regala la parte buona delle due banche venete a Intesa San Paolo, compensata anche con 5 miliardi pubblici, mentre le perdite (fino a 12 miliardi) saranno anch’esse a carico dei contribuenti. Si annunciano comunque alcune lievi modifiche al decreto.

Uno dei punti al vaglio è quello delle responsabilità dei manager, con il tentativo di indicare «un discrimine fra gli amministratori che si sono prestati a portare avanti il tentativo di salvataggio, e quelli che hanno colpevolmente portato le banche al dissesto». Altro capitolo quello dei risparmiatori, con il tentativo di ampliare la platea, spostando in avanti la data di acquisto dei bond entro la quale si può accedere al risarcimento, fissata al momento come per le quattro banche fallite (Etruria, Marche & c.) al 12 giugno 2014.

Da vedere però se questi provvedimenti non siano di ostacolo all’accordo raggiunto con Bruxelles e Francoforte. A questo riguardo, l’autorità bancaria europea (Eba) segnala il rischio di trattamenti diversi dei creditori di fronte alla risoluzione o alla liquidazione di una banca. Mentre perfino Deutsche Bank, che siede su una montagna di titoli ad alto rischio, fa la maestrina dalla penna rossa: il suo capo economista David Folkerts-Landau, intervistato da Bloomberg ha puntato il dito contro la «scappatoia per aggirare la direttiva Brrd, compromettendo un elemento importante dell’unione bancaria». Peraltro sempre stata avversata dalla Germania, che ora potrà ritardarla il più possibile.

Il voto degli oltre 500 emendamenti dovrebbe concludersi oggi per andare in aula lunedì. Ma la commissione potrebbe mandare un testo «aperto». Sul quale, in ogni caso, il governo porrà la fiducia.