Sulle banche e il loro problemi sono ottimiste le borse e i leader politici, a partire da Angela Merkel e con l’unica eccezione del non famosissimo ministro ceco Andrej Babis. Mentre nel dibattito politico interno sia M5S che Forza Italia attaccano il governo, usando come arma contundente sia Mps che le quattro banche fallite nello scorso novembre. Migliore fotografia dello stato delle cose non potrebbe esserci, al termine della due giorni europea con la riunione dell’Ecofin. In cui, parola di Pier Carlo Padoan, si è parlato di investimenti continentali e degli effetti della Brexit, ma non delle banche italiane.
Anche se le parole del ministro italiano sono a forte rischio di smentita, i rialzi di piazza Affari (doppia cifra per Unicredit e Ubi, Mps a +3,7%) fanno capire che gli investitori – e anche i giocatori d’azzardo – pensano che si arriverà a un accordo su Mps, e sulla gestione dei crediti in sofferenza del settore. Continua dunque il mini-trend positivo, avviato dopo le rassicurazioni di venerdì del governatore Ignazio Visco. Questo nonostante che il supplemento al bollettino statistico di Bankitalia, dedicato a moneta e banche, segnali che sulle sofferenze lorde si resti inchiodati sui 200 miliardi (199.994 milioni), sia pure con un tasso di crescita rallentato a +3,2% rispetto al +3,5% di aprile. E molto inferiore al tasso di crescita delle sofferenze nel 2015, che era al +9%.
Al mattino Matteo Renzi a Milano aveva sparso il consueto ottimismo di maniera: “Con il buonsenso, applicando le regole in vigore, si può risolvere tutto. I correntisti possono dormire tranquilli”. Un minimo più esplicito Padoan a Bruxelles: “Stiamo lavorando duramente con la Commissione, e sono fiducioso che raggiungeremo presto un accordo che sarà nell’interesse dell’Italia, della Ue, e all’interno delle regole. Ci sono varie ipotesi. Pensiamo a uno strumento precauzionale, il che vuol dire che si usa solo se serve, con l’obiettivo di sostenere le operazioni di mercato che stanno seguendo il loro corso, e comunque con un senso di totale protezione dei risparmiatori”.
Alla domanda sul significato del termine “risparmiatori”, e su una sua eventuale estensione a coprire anche i detentori di obbligazioni subordinate e gli investitori istituzionali (vedi il “burden sharing”) , il ministro italiano ha tagliato corto: “Non entro in questo gioco: i risparmiatori sono i risparmiatori”. Insomma chi vivrà, vedrà. Continuando ad aspettare quell’Atlante-bis che, a detta del governo, dovrebbe attenuare il peso dei crediti inesigibili nelle pance delle banche italiane, Monte dei Paschi in primis. Un Mps che per giunta, dopo l’esito degli stress test Eba di fine luglio, potrebbe aver bisogno dell’ennesima ricapitalizzazione. E’ il secondo corno del problema su cui si stanno arrovellando al Mef. E a Bruxelles.
Una mano al governo italiano è arrivata da Angela Merkel: “Non vedo crisi all’orizzonte, i problemi delle banche italiane saranno risolti”. E lo stesso draconiano ministro Wolfgang Schaeuble, che continua a non volere l’unione bancaria, per una volta è stato comprensivo. Secondo i suoi parametri: “Ci sono margini per intervenire sulle banche italiane, anche se resta aperta la questione degli aiuti di Stato”.
All’inverso, nel dibattito politico interno, il pentolone continua a bollire. Al termine della due giorni europea, il M5S ha subito chiesto a Padoan di riferire in Parlamento, e Alessandro Di Battista va all’attacco: “Voi correntisti vi sentite sereni?”. Dal canto suo il forzista Renato Brunetta twitta cose del tipo: “Montepaschi e Atlante 2: Renzi mette le mani nelle pensioni degli italiani per salvare le banche devastate dal suo partito”. Intanto Bankitalia registra che, molto piano, le banche stanno aprendo un minimo ai prestiti a famiglie e imprese.