Piercarlo Padoan e Ignazio Visco buttano acqua sul fuoco, in fondo anche questo fa parte del loro mestiere. Ma il nodo delle sofferenze del comparto bancario italiano, quantificato ieri dal governatore di Bankitalia in 80 miliardi circa, è ancora lontano dall’essere sciolto. Prova ne è l’ultimo rapporto della Bce sulla materia, con Mario Draghi che annota come i crediti deteriorati inesigibili nel sistema italiano siano il 17,5% sul totale degli impieghi, rispetto a una media del 6,7% nella zona euro. In aggiunta, il decreto “salva risparmio” di dicembre, quello che ha garantito un plafond statale di 20 miliardi per la ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi e ora di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, è incappato in più di una contestazione nelle pieghe del negoziato, ancora in corso su Mps, fra il Tesoro italiano, la Bce e la Commissione Ue.
Risultato: tutto è ancora fermo dalle parti di Siena, dove oggi è in programma l’assemblea dei soci Mps, Un’occasione per l’associazione “’Vittime del salva banche” – quella nata dopo il bail in di Etruria, Marche & c. – che grazie all’aiuto dell’altra associazione del Buongoverno di Siena potrà parlare in assemblea. Peraltro la portavoce Letizia Giorgianni ha già anticipato la sua denuncia: “L’indecisione e l’inerzia degli ultimi due governi – attacca Giorgianni – finirà per compromettere irrimediabilmente il sistema bancario italiano. La sensazione ormai condivisa è quella che sia per le quattro banche che per altri istituti bancari in difficoltà si utilizzi una politica a vista. Non si sa disbrigare la matassa e ci si limita ad emanare provvedimenti temporanei, capaci solo di ritardare un problema che alla fine si riproporrà con conseguenze ancora più importanti”.
Secondo le due associazioni, come per le quattro banche anche per Mps si è aspettato tempo prezioso, “continuando a nascondere la polvere sotto il tappeto”. La paura è legata all’ipotesi concreta “che la quadratura del cerchio della ricapitalizzazione precauzionale passi per il sacrificio degli obbligazionisti, perché la Commissione Ue chiede una restrizione dei rimborsi a carico dello Stato”. In aggiunta, la Bce ha ribadito il parere negativo sull “bad bank” comunitaria, preferendo una strategia tesa ad armonizzare gli interventi dei singoli Stati sui crediti deteriorati.
Il problema per Mps è legato al fatto che il principio del “burden sharing” – la condivisione degli oneri – prevede l’azzeramento degli azionisti, poi se il capitale non è sufficiente l’intervento sui bond subordinati. Ma il decreto “salva risparmio”, di questo si sta discutendo a Bruxelles, almeno per Mps riconosce un valore alle azioni oggi in circolazione. Per giunta nel decreto uscito dal Parlamento c’è uno sconto del 33% (doveva essere il 25%) per le nuove azioni Mps che saranno sottoscritte dal Tesoro. Se a tutto questo si aggiunge il nuovo dossier sulle due banche venete – la Bce chiede una ricapitalizzazione precauzionale da almeno 6 miliardi, mentre gli azionisti stanno patteggiando un rimborso per il valore delle loro azioni – il quadro disegnato da Giorgianni appare realistico.
Per il ministro Padoan invece “la questione delle banche italiane e delle sofferenze è complessa e ha alcuni punti di criticità, ma è gestibile, sia con misure di sistema sia specifiche”. Mentre il governatore Visco, parlando alla commissione economica del Parlamento Ue, è ancora più deciso: “Non si può parlare di una bomba a orologeria per qualcosa che vale meno dell’1% del pil del paese. Abbiamo un complesso di sofferenze di circa 80 miliardi, per la maggior parte in banche grandi, Intesa, Unicredit, Ubi, e per una parte più piccola in quelle in difficoltà come Mps e le venete, dove abbiamo un complesso di sofferenze di 20 miliardi”. Ma in difficoltà, almeno a leggere le notizie economiche e giudiziarie, non ci sono solo Mps e le due venete.