«Un accordo compatibile con le regole attuali è assolutamente a portata di mano». Continua a mostrare ottimismo il presidente del consiglio Matteo Renzi: e se non può esporsi troppo sul tema caldo del referendum di ottobre – su cui ha deciso per il momento di allentare la presa – concentra però le sue certezze su un altro nodo bollente, quello delle banche. Lo fa in un’intervista al Corriere.it, dopo l’Eurogruppo di Bruxelles che ieri ha fatto registrare qualche possibilità per il nostro sistema del credito piuttosto barcollante. Un assist da parte della Francia, un presidente Dijsselbloem severo, ma che deve fare i conti con colossi come Deutsche Bank, con la Bce e l’Fmi, che piuttosto unanimemente si pronunciano per un intervento paracadute: il contesto è sembrato se non altro più favorevole nei confronti del nostro governo, e in particolare del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che ieri ci rappresentava nel consesso europeo.

«In Italia abbiamo una situazione particolare rispetto agli altri», ha ammesso il premier Renzi. Ma «a mio giudizio – ha proseguito – il problema banche in Europa non riguarda quelle italiane. La questione del credito in Europa riguarda molti istituti. Sono molto più preoccupato dei derivati delle banche degli altri Paesi» ed «è questo il vero problema».

Chiaro il riferimento alla situazione tedesca, dove Deutsche Bank risulta piuttosto carica di prodotti insani, seppure le condizioni generali dell’istituto e della Germania siano diverse rispetto al contesto italiano. «Forse bisognava fare un intervento sulle banche» alcuni anni fa, come fece «Merkel che ha messo 247 miliardi nelle banche tedesche, pensando che fosse una buona occasione per il sistema economico del suo paese», dice infatti successivamente Renzi.

L’intenzione del nostro governo, al momento, resta quella di invocare un intervento pubblico – con l’avallo dell’Europa, se non immediatamente già a livello continentale – per poter mettere in sicurezza non solo le banche con alti livelli di sofferenze (a partire da Mps) ma soprattutto i piccoli risparmiatori, nodo sensibile del consenso politico dopo il caso delle quattro banche. E la Germania, se non nella politica, almeno nel sistema bancario non sarebbe contraria: David Folkerts-Landau, il capo economista di Deutsche Bank, ha proposto lui stesso, in una intervista, la creazione di un fondo pubblico da 150 miliardi di euro: «L’Europa – ha spiegato – è estremamente malata e deve iniziare ad affrontare i suoi problemi velocemente, oppure potrebbe esserci un incidente».

Il tutto dovrebbe essere fatto rispettando le regole del bail-in, ma utilizzando le possibili scappatoie che i nuovi regolamenti bancari permettono. Lo ha spiegato lo stesso presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem: «Le regole sono chiare, su quando ci sta il bail-in, su come va fatto e in che ordine» intervengono i soggetti che sono chiamati a farsene carico. «Le soluzioni si possono trovare ma va fatto nell’ambito delle regole», ha aggiunto Dijsselbloem, concludendo che, in ogni caso, quella dei crediti deteriorati negli istituti di credito italiani «non è una crisi acuta e abbiamo ancora un po’ di tempo».

Ha frenato, ma senza mostrarsi troppo ostile, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble: «Sappiamo quali sono le regole per gestire le difficoltà delle banche e questa è la cosa più importante – ha detto – Non bisogna speculare prima del risultato dello stress test dell’autorità bancaria europea che sarà reso noto il 29 luglio». Tutti gli osservatori, infatti, in Italia e non solo, attendono di conoscere i risultati di Mps.

Un assist alle ragioni di Roma è venuto dal ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, secondo cui le regole «vanno applicate con intelligenza. Oggi è una preoccupazione per il governo italiano, quella di prendere le misure necessarie per ristabilire la fiducia nell’insieme del sistema bancario italiano. Credo sia nostro dovere – ha concluso – essere solidali».

Vogliamo «mettere al riparo da qualsiasi problema», e «che i risparmiatori e i correntisti italiani siano al sicuro», ha concluso il premier Renzi cercando di rassicurare. «Il governo italiano sta lavorando per predisporre, e in parte già lo ha fatto, strumenti precauzionali che, come dice la parola, saranno usati solo se necessario», ha spiegato da Bruxelles Padoan, dicendosi «molto stupito» dell’attenzione dei giornali al tema. E anche se i problemi delle banche non erano nell’ordine del giorno ufficiale dell’Eurogruppo di ieri, come dell’Ecofin che si terrà oggi, il nodo è uno dei più dibattuti tra i big Ue.