Economia

Banche, il governo stoppa gli anticipi

Banche, il governo stoppa gli anticipi – Lapresse

Truffati Il Tesoro: nessun risarcimento prima dell’arbitrato. Indiscrezioni parlavano di possibili ristori da parte di Banca Etruria. I consumatori: «I rimborsi devono essere integrali». Oggi manifestazione a Jesi

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 3 gennaio 2016

Nessun rimborso “anticipato”, e tantomeno “selettivo” a favore di alcuni risparmiatori, potrà essere messo in campo dalle nuove banche sorte dalle ceneri dei quattro istituti travolti dallo scandalo delle obbligazioni subordinate: il ministero dell’Economia ha stoppato le ipotesi filtrate sulla stampa, che in particolare si riferivano a Nuova Banca Etruria. Bisognerà aspettare non solo i decreti che fisseranno i criteri per svolgere gli arbitrati diretti da Raffaele Cantone, ma anche la conclusione degli arbitrati stessi.

Secondo quanto scriveva ieri La Repubblica, a lavorare sugli “anticipi” sarebbero stati addirittura lo stesso ministero dell’Economia e Banca d’Italia: a beneficiarne, secondo il quotidiano, avrebbe dovuto essere «un circostanziato gruppo di investitori della vecchia Banca Etruria, sciolta dal decreto del 22 novembre, che verrà ristorato almeno in parte e a stretto giro non dal fondo di solidarietà (almeno non subito), né dal governo, ma dalla nuova Banca Etruria, nata dalle ceneri della vecchia e guidata da Andrea Nicastro, in attesa di superare poi l’arbitrato e dunque recuperare l’intera cifra».

Una mossa, secondo il giornale, «voluta dal governo per “attenuare la tensione” esplosa soprattutto attorno all’istituto toscano,-nell’occhio del ciclone delle proteste e delle polemiche politiche, visto il passato ruolo operativo del padre del ministro Boschi. Ma anche un chiaro tentativo – si legge ancora – di arginare il minacciato deflusso di correntisti, sempre più decisi a spostare i soldi altrove, come testimoniato da molti nelle manifestazioni di Roma, Arezzo, Civitavecchia. Un’eventualità dannosissima per una banca ripulita e (ora) solida, in attesa di essere venduta».

Il ministero dell’Economia non è uscito con una nota o comunque con una dichiarazione ufficiale, ma ha consegnato la sua posizione attraverso una fonte interna alle agenzie di stampa: «Ipotesi infondata finché non sono chiari i criteri per i risarcimenti», hanno spiegato da via XX Settembre, ribadendo che le modalità per il ristoro dei risparmiatori delle quattro banche salvate dal governo «saranno decise con il decreto» cui sta lavorando il Tesoro insieme agli altri soggetti coinvolti.

La tempistica indicata con la legge di Stabilità per mettere a punto il decreto è di 90 giorni (entro fine marzo quindi) – continua il ministero – ma, si assicura, il testo sarà definito prima. Il Tesoro «è già al lavoro sui decreti attuativi delle norme salva-risparmiatori varate dal governo per andare incontro alle esigenze dei risparmiatori truffati» ed è «già in contatto con gli altri soggetti istituzionali interessati per varare i decreti nel più breve tempo possibile». Fino a quando non ci sarà la definizione dei criteri sui quali saranno poi assegnati gli indennizzi attraverso l’arbitrato «non può essere ipotizzato alcun intervento», chiarisce via XX Settembre. Appare quindi difficile che le stesse banche possano già anticipare i fondi ai propri risparmiatori.

Oltre la metà degli obbligazionisti più esposti dopo il salvataggio è cliente della vecchia Banca Etruria. Si tratta, come indicato dallo stesso presidente delle nuove quattro good bank, Andrea Nicastro, di 683 dei circa mille risparmiatori che hanno investito meno di 100 mila euro, puntando però sulle obbligazioni subordinate (il cui valore è stato azzerato dopo i salvataggi) oltre il 50% del patrimonio. L’idea sarebbe stata quella di fornire a stretto giro a questi risparmiatori un ristoro almeno parziale, in attesa della definizione delle procedure dell’arbitrato.

Con i decreti dovrebbero essere indicate anche le quote dei rimborsi, con una attenzione particolare ai piccoli investitori, e al momento non si esclude che i ristori possano anche essere pieni per alcune categorie più “deboli” (ad esempio chi ha investito piccoli capitali che però si sono quasi del tutto volatilizzati perché impegnati in gran parte in subordinate). E sempre il decreto potrebbe stabilire, come hanno ipotizzato i dirigenti delle nuove banche e come chiede tra gli altri anche il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, che se si dovessero generare plusvalenze consistenti dalla vendita delle sofferenze queste possano essere utilizzate in favore di azionisti e obbligazionisti subordinati. I consumatori continuano a chiedere «rimborsi pieni» per chi aveva investito nei quattro istituti, e domani è previsto un nuovo sit-in, a Jesi: protagonisti i clienti di Banca Marche

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