Dopo avere raggiunto ieri il 75,679% del capitale di Ubi banca, con un aumento del 3,7%% rispetto al giorno prima, oggi si chiude l’opas di Intesa San Paolo. L’obiettivo è arrivare all’80% anche se l’operazione si è già conclusa dato che la banca guidata da Carlo Messina ha già superato il 66,67% dell’azionariato di Ubi, realizzando un balzo di quasi il 30% in più rispetto al giorno prima. L’acquisizione ha creato il settimo gruppo bancario europeo, terzo per capitalizzazione. Prima ci sono Santander, Bnp Paribas, Bbva, Bpce, Societe Generale e Deutsche Bank. Sulla capitalizzazione, dopo la fusione la nuova banca avrà un valore di 48 miliardi, alle spalle di Bnp Paribas (67 miliardi) e Santander (65).

Per l’Italia questo è un colosso bancario che conta su 460 miliardi di impieghi, 1.100 miliardi di risparmi, ricavi per 21 miliardi. Obiettivo nel 2022 è realizzarne altri sei. Con Ubi, che è una banca solida, si punta a realizzare sinergie che a regime raggiungeranno 700 milioni di euro. Per soddisfare le richieste dell’Antitrust saranno ceduti oltre 500 sportelli a Bper banca. L’operazione potrà dare vita a un risiko di acquisizioni bancarie che arriverà a interessare anche il Monte dei Paschi di Siena. Eentro il 2021 la banca, ora ripulita dei crediti deteriorati collocati in una band bank guidata da Amco, tornerà sul mercato.

Quando Messina ha lanciato l’Opas il 17 febbraio scorso la mossa a sorpresa che, con ogni probabilità, darà Inizialmente la mossa a sorpresa di Intesa non è stata presa bene dagli azionisti e dai vertici di Ubi. Dopo le resistenze iniziali di una grossa fetta dell’azionariato storico della banca, a partire dai pattisti del Car, che raggruppava circa il 20% del capitale di Ubi, con il rilancio di Messina, che ha aggiunto al concambio da 17 nuove azioni Intesa ogni 10 azioni dell’ex popolare una componente ‘cash’ da 0,57 euro per azione, il fronte del no si è sfaldato e le adesioni sono cresciute costantemente.

«La nuova realtà – sostiene il segretario generale della Cisl di Bergamo Francesco Corna — ha sicuramente i numeri per reggere meglio le dinamiche internazionali ma ha in sé il rischio di disperdere le molte caratteristiche positive che hanno espresso le persone e il tessuto produttivo di questi territori lombardi. L’auspicio che la nuova banca continui a valorizzare i dipendenti».