A sorpresa la sorte di quel match che è diventata la commissione d’inchiesta sulle banche finisce nelle mani di Federico Ghizzoni, ex ad di Unicredit, l’uomo al quale, secondo Ferruccio De Bortoli, l’allora ministra Maria Elena Boschi si rivolse perché Unicredit salvasse Banca Etruria. Sempre che l’ufficio di presidenza della commissione, riunito in prima battuta ieri sera, decida di convocarlo, come chiedono M5S e Si mentre il Pd, per bocca del vicepresidente della commissione Marino, si oppone. Questione è delicata, tanto che la decisione è stata rinviata a questa mattina.

Non è il solo capitolo spinoso sul tavolo. Bisogna fissare le audizioni chiave di Giuseppe Vegas e Ignazio Visco, i massimi vertici di Consob e Bankitalia. Salvo sorpresa siederanno su un banco che è di fatto quello degli imputati rispettivamente il 14 e il 15 dicembre. Bisogna convocare il ministro dell’Economia Padoan, tra il 18 e il 19 dicembre. Bisogna formalizzare una scelta che in realtà è già stata fatta, quella di non convocare l’ex presidente di Bankitalia e oggi presidente della Bce Mario Draghi. Il Movimento 5 Stelle e Sinistra italiana vorrebbero anche lui ma si può star certi che su quel fronte il presidente Casini e i suoi vice, Marino del Pd e il forzista Brunetta faranno muro. Ultime note dolenti la richiesta di desecretare la parte dell’audizione del pm di Arezzo Roberto Rossi svoltasi a porte chiuse, quella che ha riguardato più direttamente la nuova indagine su Pier Luigi Boschi, e la scelta su un’eventuale riconvocazione dello stesso Rossi per approfondire quel particolare, l’indagine su Boschi senior per falso in prospetto, che la settimana scorsa era stata sbrigativamente liquidata con un cenno del capo. Quello con il quale Rossi aveva risposto al 5S Villarosa che si informava sulla possibilità che i componenti del cda di Banca Etruria fossero attualmente indagati.

Ghizzoni, fino a un paio di giorni fa, non era richiesto da nessuno. E’ entrato improvvisamente in gioco, e con un ruolo potenzialmente determinante, proprio in seguito alle proteste per l’omissione che viene ora rinfacciata a Rossi. In una partita in cui la posta in gioco è al 90% propagandistica, questione d’immagine più che di sanzioni effettive, la notizia della nuova indagine a carico dell’ex vicedirettore di Banca Etruria Boschi ha rovesciato la situazione di vantaggio in cui si trovava Renzi dopo la sfilza di pessime figure infilate una dopo l’altra da Bankitalia e Consob.

Probabilmente proprio per parare il colpo la sottosegretaria ha deciso di dar seguito alla querela ai danni di De Bortoli annunciata sette mesi fa e poi rimasta lettera morta. Per la verità la Boschi ha scelto una strada diversa: nessuna querela per diffamazione (i termini per la sua presentazione sono del resto scaduti) ma una causa civile di risarcimento per i danni conseguenti alla diffamazione. Una strada anomala che secondo i malpensanti è propedeutica a un ritiro della causa se e quando si dovesse rivelare opportuno.

A decidere di quella causa in tribunale sarà Ghizzoni, che sinora non ha mai smentito la ricostruzione di De Bortoli. Ma i tempi della giustizia sono lunghi ed è comprensibile che M5S e Si vogliano la verità subito, convocando Ghizzoni. Non sarà facile. Marino è contrario, Casini ha sin qui tentato in ogni modo di gettare acqua sul fuoco, Brunetta non sembra deciso a insistere: «Finora abbiamo sempre deciso con consenso unanime e penso che andrà così anche stavolta». Il Movimento 5 Stelle, che ha convocato un sit-in in concomitanza con la riunione dell’Ufficio di presidenza, minaccia fuoco e fiamme. Ma il punto dolente è che la mancata audizione di Ghizzoni rischia di risolvere la partita mediatica a sfavore di Renzi senza neppure attendere la conclusione dei lavori.