In apparenza, uno scontato braccio di ferro fra Pd e centrodestra tradizionale. In realtà, il voto delle Comunali restituisce l’ingovernabilità di Bolzano con l’aggravante del clamoroso boom dei fascisti di Casa Pound e la contemporanea scomparsa della sinistra dall’aula del municipio. Un sondaggio in anticipo sul resto d’Italia, ma anche il tramonto del sistema dell’autonomismo votato alla sussidiarietà. La Südtiroler Volkspartei torna primo partito della città con 6.394 voti (15,9%) e 8 seggi: vero ago della bilancia nel ballottaggio del 22 maggio fra Renzo Caramaschi e Mario Tagnin che rispettivamente partono dal 22,3% e dal 18,3% divisi appena da 1.690 voti.

Tuttavia perfino a Bolzano il M5S raccoglie l’11% dei consensi, con quasi 5 mila preferenze (637 in più rispetto al 2015) alla candidata sindaco Caterina Pifano che sarà accompagnata da altri 5 grillini. Ai Verdi di Norbert Lantschner vanno 4 seggi grazie a 2.285 voti di lista, mentre gli alleati di Rifondazione nella coalizione rossoverde non vanno al di là di 593 voti di lista. Sono 554 quelli di Sinistra-Linke che ha preferito il Pd con l’analoga assenza di rappresentanti.

Ma il segnale forte e chiaro arriva da destra. Maurizio Puglisi Ghizzi, candidato sindaco di Casa Pound, supera il 6%, fa triplicare i seggi e soprattutto sorpassa l’ex deputato Giorgio Holzmann che si ferma al 4,9%.

Il verdetto arriva poco prima dell’alba di lunedì: la poltrona di sindaco si gioca con due nomi poco politici. Caramaschi, classe 1946, ex city manager, è il vincitore delle primarie del centrosinistra. Tagnin, medico segretario dell’Anaao, 47 anni, bilingue, incarna invece il “civismo” del post-Berlusconi benedetto dall’europarlamentare Elisabetta Gardini. Peccato che il sistema elettorale “autonomo” abbia già definito la composizione del nuovo consiglio comunale: numeri cristallizzati con dieci gruppi e nessuna coalizione vincente. Si profila per Bolzano l’incubo di una maggioranza virtuale, risicata e improbabile. La replica dei quattro mesi sulla graticola che hanno costretto Gigio Spagnolli a rinunciare al terzo mandato. Tradotto: un altro commissariamento del Rathaus. E ieri c’era addirittura chi sconsigliava al commissario straordinario Michele Penta di far le valigie…

Il test all’ombra delle Dolomiti si rivela da brividi. Il Pd renziano perso lo smalto delle europee, è alle prese con le faide di sottocorrente, sconta il “caso Kessler” in Europa e registra altri 552 voti evaporati in pochi mesi. Forza Italia sta peggio: ha rinunciato al simbolo e si ritrova senza seggi. Michaela Biancofiore chiosa: «Cronaca di una morte annunciata». E la Lega di Salvini, di fatto alla testa della coalizione, è inchiodata all’11% nonostante la propaganda su sicurezza, degrado e migranti. Esulta invece Casa Pound. Nel 2015 aveva clamorosamente debuttato in Comune, ma adesso conta su Puglisi Ghizzi, Sandrone Trigolo e Andrea Bonazza che fa subito la voce grossa: «Tendenzialmente siamo portati ad appoggiare Tagnin, ma l’importante è sostenere chi non imbarcherà la Svp e saprà dare una stretta netta sul tema dei profughi».

È la vera anima nera di Bolzano che rigurgita ben oltre la nostalgia del tricolore. Sono i “neofascisti del terzo millennio”, comparsi nel 2003 al bar Otto e subito fra gli ultras Foxies dell’hockey su ghiaccio. Poi hanno reclutato studenti, fatto leva sull’animalismo e conquistato simpatie. Bonazza nel 2015 era recordman di preferenze (309) a destra. Eletto consigliere, aveva sventagliato dichiarazioni sul duce e sul «buongoverno vegetariano» di Hitler. Con Puglisi Ghizzi fa coppia fissa dai tempi del Fronte della Gioventù e ha all’attivo il pestaggio di un candidato del Prc. C’era anche il consigliere di quartiere Davide Brancaglion (che ha risarcito con mille euro), fresco del rinvio a giudizio per aver aggredito un ragazzo di 17 anni che passava davanti alla sede di Casa Pound.

Pessimo clima a urne aperte. La sinistra si lecca le ferite, chiamata a una spietata autocritica. Il bacino elettorale “alternativo” resta intatto oltre i 3.000 voti. Ma senza un’effettiva sintesi oltre i piccoli orticelli del passato la sconfitta è inevitabile tanto per chi cede ancora alle sirene del Pd, quanto per chi finisce per essere fagocitato dai Verdi. E il ballottaggio rischia solo di amplificare il flop.
Rinasce, al contrario, l’orgoglio della stella alpina. Sono appena 613 i voti raccolti dalla destra tirolese estrema. Così dalla tribuna del 62° congresso di Merano, giusto domenica, il segretario della Svp Philipp Achammer accelera: «Siamo il partito dell’autonomia, una storia di successo. L’Alto Adige dimostra i vantaggi della Ue: l’euro, Schengen e l’Euregio che non vanno mai messi in discussione. Però siamo anche un partito cristiano della solidarietà: i profughi che ne hanno diritto vanno accolti perché sono persone umane e non numeri».