Non era mai successo nella storia delle democrazie moderne: il dibattito di chiusura della campagna elettorale ucraina tra Vladimir Zelensky e Petro Poroshenko si terrà allo stadio olimpico di Kiev davanti a 70mila spettatori, la sera di venerdì 19 aprile.

L’incredibile e bizzarra di idea di spostare il confronto dei due contendenti dai paludati studi televisivi in una sorta di agorà, o magari, di un circo romano del XXI secolo è venuta al comico-candidato dopo che il presidente uscente gli aveva lanciato il guanto della sfida.

Un’ ultima spiaggia per Poroshenko visto che il primo turno che gli avevano portato in dote solo un misero 15,9% dei voti contro il 30,4% di Zelensky. Un evento popolare ancor prima che mediatico destinato a far discutere gli specialisti di comunicazione e a entrare nel guiness dei primati.

Zelenky ha posto anche altre condizioni al suo avversario. Alcune delle quali umilianti. Ha preteso che l’evento venga trasmesso su tutte le emittenti e le pubbliche scuse di Poroshenko per averlo chiamato «marionetta di Putin».

Ma soprattutto che i due candidati effettuino il test sulla presenza nell’organismo di alcool o droghe (in Ucraina è voce diffusissima che Poroshenko abusi di alcoolici e di tranquillanti) prima dell’incontro.

Martedì lo staff del presidente aveva diffuso un comunicato rifiutando la proposta «in quanto le leggi ucraine prevedono iniziative di questo tipo solo televisive». Ma poi la diffusione dei sondaggi che davano l’80% di consensi al ballottaggio per lo show-man ha fatto cambiare idea al «re del cioccolato».

In un video registrato nella notte dopo aver dismesso la cravatta (Zelensky al contrario, lasciati nel guardaroba jeans e golfini che lo aveva caratterizzato finora, da lunedì ha iniziato a indossarla) ha accettato tutte le condizioni, non prima però di aver sottolineato che le loro visioni di politica internazionale «sono completamente opposte».

Un tasto su cui presumibilmente Poroshenko batterà fino alla fine: da una parte lui, l’uomo della transizione alla Nato e Ue in tempi rapidi, e dall’altra il suo antagonista, inaffidabile e disponibile ad aprire un tavolo con i russi su Crimea e Donbass.

Sull’iniziativa restano aperti molti interrogativi tecnici che tanto tecnici non sono. Come sarà garantita la sicurezza dentro lo stadio? Come si impedirà l’accesso ai gruppi neofascisti che potrebbero vedere nell’iniziativa la possibilità di poter rientrare in gioco? Ci sarà un codice di comportamento per gli spettatori?

Tutte questioni che rimangono per ora avvolte nel mistero. Ma soprattutto resta da capire perché Zelensky, la cui vittoria sembra certa, abbia voluto una iniziativa tanto spettacolare quanto insidiosa. Secondo alcuni analisti questo talk-show populista a cielo aperto intende essere il biglietto da visita della sua presidenza: dare l’idea di un paese che si lascia alle spalle le scorie della Maidan e della guerra e costruisce un futuro condiviso e unitario. Sperando che questo possa bastare.