Il Maggio Musicale Fiorentino messo in liquidazione o addirittura da chiudere. Nella riunione di giovedì tenutasi a Roma al ministero per i Beni Culturali, queste le ipotesi tragiche emerse dall’incontro al quale hanno partecipato il ministro Massimo Bray, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, il presidente della Regione Enrico Rossi, e Francesco Bianchi, commissario straordinario del Maggio.

Bianchi ha rappresentato nell’incontro la situazione gravissima della Fondazione del Maggio (35 milioni di buco consolidato, oltre 3 quelli finora emersi dal bilancio 2012) «che comporta – si legge in una nota del ministero – la chiusura o la liquidazione della Fondazione». Una prospettiva drammatica che pare accettata dai rappresentanti degli enti presenti all’incontro, i quali tuttavia hanno chiesto al commissario anche l’ipotesi di «un piano che consenta la continuità e il rilancio dell’attività e della programmazione artistica e il raggiungimento entro un tempo prestabilito dell’equilibrio economico e finanziario». Una prospettiva che si concretizzerebbe nella chiusura del vecchio Maggio per aprirne un altro che ne prosegua le attività con una fondazione più agile.

Un piano di rilancio che a detta del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, dovrebbe accompagnarsi al passaggio obbligato della liquidazione ma che necessiterebbe, come lo stesso ha chiesto, di un intervento del governo: attraverso la Cassa depositi e prestiti il governo dovrebbe dare al nuovo Maggio la necessaria liquidità per proseguire le attività, garantendo i lavoratori in eventuale esubero. Ieri anche Cgil, Cisl e Uil hanno presentato una proposta di razionalizzazione dei costi che comporterebbe risparmi per 2,7 milioni all’anno e che eviterebbe quanto proposto nelle scorse settimane dal commissario Bianchi: riduzioni dei costi per 6 milioni, attraverso tagli al cartellone, ma soprattutto a prezzo di quei 120 licenziamenti che comporterebbero la chiusura del corpo di ballo e dei laboratori scenografici.

Intanto nella burrascosa giornata di incontri sull’ipotesi della liquidazione Paolo Aglietti, della Cgil, commenta: «difficilmente potrà costituire le basi di un futuro rilancio del teatro; al contrario, così andiamo verso il de profundis del teatro, non si può sapere quello che realmente succederà».
Che succede in effetti sul piano dell’arte? Soltanto una settimana fa scrivevamo da Firenze con lo sgomento di vedere una compagnia di valore storico e internazionale come MaggioDanza ballare uno straordinario spettacolo con di fronte lo spettro di una probabile chiusura. Alle 17 di venerdì scorso parlavamo al telefono con l’allora direttore del corpo di ballo, Francesco Ventriglia: nessun accenno a possibili dimissioni. Alle 20 dello stesso giorno, improvviso, giungeva lo stringato comunicato del Maggio Fiorentino con l’annuncio a effetto immediato delle dimissioni dello stesso direttore. Su cosa sia successo nel tardo pomeriggio di venerdì 14 giugno che ha fatto precipitare la situazione non ci sono dichiarazioni (a parte la buriana pro e contro Ventriglia scoppiata sui network), ma certo è che il vento di bufera continua a turbinare violento non solo sul Ballo, ma su tutto il Maggio Fiorentino.
È doveroso seguire questa vicenda drammatica, culminata con l’annuncio della possibile liquidazione o chiusura della Fondazione. Notizia arrivata attraverso le agenzie di stampa, mentre dal Maggio giungeva il comunicato artistico del proseguimento della stagione estiva: 14 serate di opere, balletti e concerti, nello storico cortile dell’Ammannati di Palazzo Pitti, dal 29 giugno al 27 luglio. Un contrasto agghiacciante tra realtà e teatro, tra arte e economia, un contrasto da far tremare i polsi con visioni nella mente di serate indimenticabili del passato glorioso dell’ente, ambientate tra i profumi e i tramonti dei giardini fiorentini.
Ma attenzione: prima di giovedì, dal 14 a oggi è successo anche dell’altro. 19 giugno: nuovo comunicato pubblicato sul sito del Maggio. «Il Maestro Gianni Tangucci, già direttore artistico del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino dal 2002 al 2006, è il nuovo consulente artistico del Commissario Straordinario Francesco Bianchi, incaricato fino al 31 gennaio 2014. A seguito delle dimissioni di Francesco Ventriglia dalla direzione di Maggiodanza, e al solo fine di garantire il regolare svolgimento della programmazione estiva prevista fino al 25 luglio prossimo, il Commissario Francesco Bianchi ha affidato la responsabilità artistica della compagnia di ballo al coreografo Giorgio Mancini, già direttore di MaggioDanza dal 2003 al 2007». Sintomatico l’inciso «e al solo fine di garantire»: come per mettere subito in chiaro che il ripescaggio di Mancini a MaggioDanza non apre per nulla la speranza di una sopravvivenza del corpo di ballo per l’autunno: danziam d’estate e poi, se si deve morir, si muoia.

Un finalone degno di una tragedia di Shakespeare. Ed ecco per MaggioDanza i canti del cigno d’estate: un programma a tre titoli, ribaltato in sintonia con l’improvviso ritorno di Mancini. Si intitola A NIMA e si compone di due capolavori portati a MaggioDanza dalla direzione Ventriglia, Four Temperaments di Balanchine e Steptext di William Forsythe (ma senza Sylvie Guillem), e di un balletto nientemeno che in prima assoluta: A NIMA di Giorgio Mancini su musica di Chopin. La stagione di Palazzo Pitti si aprirà sabato prossimo con svariati concerti e si chiuderà a fine luglio con l’Orchestra e il Coro del maggio in nuova produzione dell’Orfeo all’Inferno di Jacques Offenbach, regia di Marco Carniti, direttore Xu Zhong. E così a Pitti si suona, si balla e si canta, ma sulle masse artistiche più che il riflesso della romantica luna di Boboli, temiamo si allunghino sole le ombre di una notte senza luce.