Colpo di grazia ai ’resistenti’ del Nazareno, un gruppo di dirigenti di area per lo più bersaniana che in questi mesi – mentre il governo fibrilla, Berlusconi pretende l’agibilità politica, la disoccupazione sale e mezzo mondo rischia di entrare in guerra contro la Siria – cerca di frenare la data del congresso e rimandare l’irresistibile ascesa di Matteo Renzi alla segreteria del Pd. Ieri alla festa nazionale di Genova il ministro Dario Franceschini, una delle colonne della (da ieri ex) troika Pd (Bersani e Epifani le altre due), ha annunciato di aver cambiato idea. E dopo anni di critiche anche aspre, ha dichiarato il suo appoggio a Renzi. La ragione: «Dopo anni di scontri adesso c’è bisogno di unità. E se Renzi, come ha detto, lavorerà da segretario per innovare il Pd, tenendolo unito e non dividendolo, sono pronto a votarlo». Quella dell’«unità» è un chiodo fisso per Franceschini. Che a luglio aveva agitato le acque mai calme del Pd paventando una scissione: «Attenti, nella percezione comune il Pd sta tornando non a ex Margherita e a ex ds, ma democristiani e comunisti».

Ma di scissioni all’orizzonte del Pd non se ne vede. Si vede invece la valanga renziana. Il sindaco è tornato da venerdì sulla scena politica. Da quel giorno riempie le feste dem. Ieri a Bologna i militanti lo hanno aspettato dal pomeriggio. E così a Genova domenica dove a Enrico Mentana (direttore del Tg di La7) ha consegnato l’ufficializzazione della sua corsa alla segreteria.

Quanto ai dirigenti Pd, verso Renzi si è messa in moto una vera transumanza. E fuori dal partito l’aria è la stessa: fra i sindaci (Marino, Fassino, Pisapia, Orlando, per dire delle maggiori città), a sinistra in area Sel. Né l’area di Bersani durante l’estate è riuscita a scovare un candidato competitivo. Non il capogruppo alla Camera Speranza, non il viceministro Fassina, i due che hanno ricevuto le ’nomination’ dei media. Non il segretario Epifani: chi lavoracon lui giura che non si candiderà. Negli ultimi giorni, mentre i franceschiniani preparavano il «salto» verso Renzi, parallelamente nomi di peso dell’area bersaniana – lo stesso Fassina – hanno cominciato a guardare verso Cuperlo (il viceministro lo ha esplicitamente detto al manifesto la scorsa settimana).

E così l’annuncio di Renzi ha spinto Franceschini ad anticipare l’endorsement, che sarà spiegato alla riunione di Areadem a Cortona a fine mese. Bersani lo sapeva da giorni. Ora mastica amaro. Dalla sua Piacenza confida ai suoi: «Prima di sostenere un candidato bisognerebbe sapere quale idea di partito e di paese ha in testa».

Ora la sua strada svolta verso Cuperlo. Che ieri ha commentato le parole di Franceschini con con ironia: «Cosa è successo? Ci riferiamo alla Siria, a Obama? Sono e resto candidato». Ma non è un tratto breve quello che l’ex segretario deve percorrere per approdare a Cuperlo. Negli ultimi tempi le distanze si sono approfondite. Con D’Alema, il più ’pesante’ dei fan di Cuperlo, si è persino aperto un solco.

Il leader che nel suo mandato aveva una costruito una maggioranza granitica ora è solo. Anche Beppe Fioroni, l’ex ppi più renitente alla leva renziana, prende atto della sconfitta: «In un congresso in cui c’è un candidato che rappresenta l’80 per cento e 5, 6 o 7 candidati che faticano insieme a dividersi il 20 , prendo atto che c’è un solo candidato», dichiara a Radio Radicale. «Una bella svolta sovietica», è gelido Bersani. Da sinistra arriva il sarcasmo di Matteo Orfini: «Dunque Matteo Renzi vuole ’rivoluzionare’ il Pd insieme a Franceschini, Fioroni, Veltroni, Bettini, Fassino. Sarà un congresso divertente». Ironia dal candidato Pittella: «Fossi in Renzi mi preoccuperei».

Fassina non si scompone: «La svolta di Franceschini non mi ha sorpreso. Lavoreremo alla convergenza con chi rappresenta una linea diversa da Renzi. Certo è singolare che pezzi del governo sostengano chi non passa giorno che non attacca Letta. Bisognerà riflettere anche su questo». «Letta e Renzi sono due talenti della stessa squadra. Perché bisogna dire che è impossibile utilizzarli? Io soffro ancora per Mazzola e Rivera», sono le parole di Franceschini su questo tema.

In effetti non è chiaro se il Renzi candidato potrà davvero onorare la promessa di non bombardare il governo di un premier, Letta, che per la verità non gli è mai stato ostile. Intanto però il quartier generale del Pd il sindaco l’ha bombardato. Ma l’avvicinamento di Areadem non è indolore a casa Renzi. Il ministro resta fra quelli che vogliono un congresso per soli iscritti: «Primarie aperte ai gazebo fino all’ultimo giorno. Quando vai a dare la preferenza, allo stesso tempo puoi fare la tessera, per dare un segnale che aderisci a quella coalizione». Non è quello che chiede Renzi.