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Balabán, alla ricerca degli attimi fuggenti

Balabán, alla ricerca degli attimi fuggentiJan Balabán foto Casa editrice «Vetrné mlyny»

Narrativa Il romanzo «Dove è passato l’angelo», per Miraggi. Le atmosfere che imprigionano i personaggi al centro della poetica dell'autore

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 14 dicembre 2023

Nel ritmo sempre più vorticoso di festival, fiere del libro e incontri con gli autori, rischiano spesso di trovare scarsa visibilità importanti iniziative legate alla riduttiva etichetta dei piccoli editori. Sintomatica è da questo punto di vista la preziosa opera di valorizzazione della letteratura ceca portata avanti dall’editore torinese Miraggi, in particolare attraverso la collana editoriale «Nová vlna» (con rimando alla celebre nouvelle vague del cinema ceco degli anni ’60 da cui è uscito anche Miloš Forman).

DAL 2018 A OGGI sono già stati pubblicati 19 volumi, rendendola un’ideale prosecuzione della meritoria «Collana praghese» della casa editrice e/o, ingiustamente chiusa dall’editore. Non mancano volumi di autori noti, stranamente ignorati dall’editoria italiana, si pensi allo straordinario romanzo fantascientifico Krakatit di Karel Capek o ai primi racconti di Bohumil Hrabal pubblicati nel 1963 nella Perlina sul fondo. L’attenzione principale è però rivolta verso la narrativa contemporanea, a partire da una delle autrici di punta, Bianca Bellová, già vincitrice con il suo Lago del premio dell’Unione europea per la letteratura.

NELLA STESSA COLLANA sono stati pubblicati due romanzi di una delle voci più singolari della letteratura ceca degli anni zero, Jan Balabán (1961-2010), originale autore dalle atmosfere rarefatte che presenta personaggi alla ricerca di attimi fuggenti, chiusi nelle proprie disperazioni, incurvati dal vento della vita. Nato in una famiglia cristiano-evangelica e fortemente legato alla città mineraria di Ostrava, il colto scrittore, senonché traduttore dall’inglese, ha ricevuto due volte il Magnesia Litera, il più importante premio letterario ceco.

DISTANTE DALL’IRONIA dissacrante di molti autori cechi, Balabán ha costruito una peculiare poetica incentrata sulle banali tragedie della quotidianità e sugli episodi, i dettagli e le atmosfere che imprigionano i suoi personaggi, soli, fragili, stanchi, e spesso stremati dalla vita. Attraverso una lingua incalzante, a cui non sono estranee venature da testo sacro, lascia scontrare i suoi personaggi con i più intimi interrogativi esistenziali, in primo luogo la morte. Quella morte che l’autore ha volontariamente scelto nel 2010.

Uno dei primi volumi della collana è stato Chiedi a papà, uscito postumo pochi mesi dopo la scomparsa dell’autore. Il romanzo ruota attorno alla morte di un anziano medico e alle sue ripercussioni sulla vita dei tre figli. A rendere ancora più straziante l’agonia sono le lettere, richiamate dalla domanda del titolo, in cui un vecchio amico del padre disegna intorno alla sua figura un panorama di torbide meschinità, corruzione e presunto collaborazionismo con le autorità comuniste. Si accelera così il processo di disgregazione delle già precarie sicurezze dei tre figli (delle cui vite conosciamo appena qualche frammento), che vengono trascinati sul sottile crinale di una storia piena di compassione, ma allo stesso tempo senza pietà.

Quest’anno, sempre nella traduzione di Alessandro de Vito, Miraggi ha pubblicato il romanzo Dove è passato l’angelo, del 2003 (pp. 192, euro 18). Dopo la rivoluzione di velluto del 1989 la vita di Martin Vrána, sopravvissuto senza grandi entusiasmi al declino ideologico della Cecoslovacchia, prosegue nella sua piatta monotonia. Realizza allora «che non sarebbe cambiato nulla, che non sarebbe venuta nemmeno quella guerra promessa».

IN UNA CITTÀ SPETTRALE, caratterizzata da non stop aperti tutta la notte e palazzoni di cemento di un quartiere satellite socialista, si dipana l’affannata ricerca del protagonista, che si è visto disgregare tra le mani il grande amore con Eva. I grandi avvenimenti storici lo raggiungono ovattati, come attraverso un vetro, e la sua vita è come una risacca, passa da una frustrazione all’altra, dalle paure ereditate dal vecchio mondo alle insicurezze trovate nel nuovo.

Per la ricerca di Martin della felicità, che procede a tentoni, diventa essenziale «andare a cercare dove è passato l’angelo, seguendo il detto popolare che quando accade qualcosa di buono, o intravvediamo qualche speranza, di lì sia passato un angelo». E tutto il romanzo ruota attorno a questo interrogativo: ma, se l’angelo che «passa una volta sola» dovesse esistere davvero, saremo in grado di riconoscerlo o ci scivolerà accanto senza essere notato?

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