Il silenzio trumpiano sui diritti umani durante la visita nel Golfo ha riguardato anche il Bahrein. Senza nominare la repressione della maggioranza sciita da parte della monarchia sunnita stretta alleata di Riyadh, il presidente Usa ha annunciato la ripresa di relazioni stabili e forti con Manama, cementata dalla vendita di diciannove F16 Lockheed Martin (5 miliardi di dollari) al regime.

Che da parte sua prosegue con gli attacchi alle forze di opposizione: ieri la polizia ha compiuto un violento blitz nella cittadina sciita di Diraz, da mesi assediata dalle forze di sicurezza. Un attivista, Mohammed Zanel al-Din, è stato ucciso e alcuni manifestanti sono stati feriti.

L’obiettivo era un raid nella casa di Isa Qassim, uno dei più noti leader sciiti a cui nel 2016 è stata revocata la cittadinanza e che vive da allora nel costante timore di una deportazione. Domenica un tribunale aveva condannato Qassim ad un anno di carcere e oltre 365mila dollari di multa per «riciclaggio di denaro».

A monte, sta il tentativo del governo di impedire agli imam sciiti di raccogliere contributi dai fedeli, usati – secondo Manama – non per attività caritatevoli ma per finanziare l’Iran. Lo spauracchio dei sauditi a cui Trump ha promesso di dare battaglia: i diritti delle opposizioni bahrenite restano in un angolo.