E’ partita ieri sera l’avventura di Capitani coraggiosi, una serie di dodici serate, dodici spettacoli che fino al 2 ottobre prossimo vedranno impegnate al Centrale del Foro Italico di Roma due colonne della musica leggera italiana, Claudio Baglioni e Gianni Morandi. Uno show voluto fortemente dai due musicisti – nato da un’idea del cantautore romano – e che ha iniziato la sua avventura davanti a quasi 8mila persone, fan giunti da tutta Italia, tra cui alcuni ospiti come l’allenatore della Roma Rudi Garcia o il cantautore (anche lui romano) Luca Barbarossa. Alle 21 sono saliti sul palco Baglioni e Morandi accompagnati da una band composta da due batteristi, un bassista, tre tastieristi, due chitarristi, cinque coristi, una sezione archi e una di fiati, in pratica una vera big band, e hanno subito intonato la canzone scritta proprio per l’occasione, un brano che più che ricordare i trascorsi dei due è sembrato un omaggio alla commedia musicale di Garinei e Giovannini.

Un duo, una coppia che si pensava – un tempo – impossibile da realizzare, visto che quando apparve Claudio Baglioni sulle scene e nelle hit parade, sembrava dover rappresentare il “nuovo che avanza” (subito dopo Lucio Battisti e subito prima dei cantautori “impegnati”), il rottamatore di tutta quella schiera di cantanti “pop” che avevano caratterizzato gli anni Sessanta italiani, da Morandi, appunto, a Massimo Ranieri, da Little Toni a Bobby Solo e via dicendo. E invece eccoli lì oggi, insieme, a duettare e a scambiarsi canzoni.

Tre ore di concerto, inframezzate giusto da qualche siparietto “simil” comico – con i due a scambiarsi battute non sempre riuscite – in cui hanno ripercorso i momenti salienti delle loro carriere, carriere che superano ormai i 40 anni per l’uno e i 50 per l’altro. Ed è proprio questo il punto, la cosa che ci fa pensare e che ci lascia perplessi; il fatto che artisti che da altre parti sarebbero considerati probabilmente superati, datati, se non addirittura vecchie cariatidi, qui da noi sono ancora osannati, e non soltanto – come si potrebbe pensare – da un pubblico “âgé ”, ma anche da molti giovani. Ci domandiamo il perché in Italia si sia ancorati a certi cliché, come mai questo paese non riesca a scrollarsi di dosso certe costanti, in campo musicale ma anche in altri campi artistici e dello spettacolo. Ma forse una risposta c’è. Non solo non siamo cresciuti come nazione a tutti i livelli, ma siamo addirittura regrediti, basti pensare, ad esempio, a quanto ci propina la televisione pubblica (e commerciale) oggi e a quello che si poteva godere fino a qualche decennio fa (e se ci è capitato almeno una volta di vedere la trasmissione post Tg1 TecheTecheTe, ce ne possiamo rendere conto), e questo vale anche, se non di più, per la musica leggera (non parliamo del rock, in cui qualcosa si è mosso negli anni, anche se a nostro avviso le migliori espressioni sono rimaste troppo in ombra), con cantanti creati dai talent (ecco di nuovo la tv che detta le regole), spesso anche dotati, ma con grande scarsità di idee, tant’è che durano lo spazio di un disco, sì e no. E quindi ecco che due professionisti di assoluto livello, come Baglioni e Morandi, anche se discutibili dal punto di vista creativo da anni – almeno a nostro avviso- sul palco sbaragliano ancora il campo. Perché nonostante l’età avanzata (Morandi viaggia sopra i 70 e Baglioni si avvicina ai 65) hanno ancora fiato e ugola per poter sostenere in maniera credibile 180 minuti su un palco.

Per chi scrive non è stato facile resistere fino alla fine – non è esattamente la musica che amiamo – ma non si può non riconoscergli doti e capacità da entertainer indiscutibili. Dal punto di vista strettamente creativo e musicale lo show presenta 37 canzoni, e se alcune ci sono comunque entrate nel cuore – avendole ascoltate quando eravamo ancora dei bambini -, altre ci imbarazzano non poco, ma non importa quel che pensiamo noi, importa quello che vediamo intorno a noi, ossia un’audience dalle facce felici, dai volti sorridenti, migliaia di persone che cantano a squarciagola insieme ai loro beniamini, e le sanno, ovviamente, tutte.

E quindi assistiamo e ascoltiamo canzoni che hanno fatto la storia di questo paese, da Andava a cento all’ora a Un mondo d’amore, da Non son degno di te (cantata da Baglioni) a Banane e lamponi, da Questo piccolo grande amore a Sabato pomeriggio (cantata invece da Morandi), da E tu a Io me ne andrei (con un arrangiamento che, a nostro avviso, anziché renderla più attuale la banalizza), da La fisarmonica a C’era un ragazzo…, da Poster a Via, dando spazio anche a un omaggio alla canzone d’autore italiana (ogni sera sarà un brano diverso), proponendo in duetto Il nostro concerto di Umberto Bindi.

Mezzanotte è passata da oltre un quarto d’ora e i due hanno dato tutto ciò che avevano, e si vede, e abbandonano il palco – non prima aver presentato uno ad uno i musicisti che li hanno supportati – soddisfatti e felici, come i loro 8mila (meno uno) fan.