Sotto pressione per l’inchiesta e per le conseguenze politiche, Patrizio Cinque, indagato dalla Procura di Termini Imerese che gli contesta diversi reati, si è auto-sospeso dal M5S. Una mossa per tentare di mettere al riparo la corsa di Giancarlo Cancelleri, impegnato in una campagna elettorale per il voto in Sicilia che si sta trasformando in una odissea.

Più che dai rivali i 5 Stelle sono costretti a parare i colpi che arrivano dal fuoco amico, vedi l’ordinanza del Tribunale di Palermo sulla sospensione delle regionarie partita dal ricorso di un’attivista, e dalle grane giudiziarie: e quella che ha colpito un esponente di punta del M5S come Cinque rappresenta un duro colpo: del “modello Bagheria” gli uomini di Grillo ne hanno fatto quasi un vessillo da mostrare in giro per il Paese.

Gli indagati della maxi-inchiesta che sta facendo tremare il palazzo a Bagheria sfileranno davanti ai pm di Termini Imerese lunedì e martedì per gli interrogatori di garanzia per i presunti illeciti nell’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti da parte del comune e sulla vicenda relativa alla casa abusiva di un familiare del sindaco. Gli indagati sono in tutto 23: oltre al sindaco, il vicesindaco, imprenditori e diversi funzionari del comune. Per 16, tra cui Cinque, il gip ha imposto l’obbligo di firma (per il sindaco la Procura chiedeva gli arresti domiciliari). Cinque è accusato di turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio, falso ideologico e rivelazione di segreto d’ufficio. «Ho piena fiducia nella magistratura, risponderò alle accuse e spiegherò tutto, anche a voi, ma ogni cosa va fatta a suo tempo», ha detto il sindaco in consiglio comunale, dando la notizia dell’auto-sospensione dal M5S. «Desidero rassicurare i bagheresi, l’attività istituzionale e amministrativa continuerà con maggior vigore e impegno per il bene della comunità». E sul suo profilo fb ha scritto: «Non è stato bello vedere i dipendenti piangere per quello che sta succedendo. Abbiamo fiducia in loro e non credo che abbiamo nuociuto all’ente». Quindi ha ammesso: «Certo, è dura leggere quella ridda di accuse ma chiarirò tutto, penso di non aver mai tradito il mandato che i bagheresi mi hanno affidato». E sull’auto-sospensione dai 5S spiega: «E’ così che ritengo debba comportarsi un amministratore, il movimento è la mia seconda pelle e non posso permettermi che venga colpito: che colpiscano me ma lascino in pace i 5 Stelle».

Il faldone del gip è stato acquisito anche dal segretario generale del comune, Eugenio Alessi, che lo sta valutando per «gli eventuali provvedimenti disciplinari da adottare nei confronti dei dipendenti comunali indagati».
Il passo di lato, di Cinque, è apprezzato da Luigi Di Maio: «La sanzione morale è la cosa più importante che c’è, io credo che questo sia il modo di fare in politica e lui dimostrerà di essere innocente». Ma dal fronte politico gli attacchi piovono a dirotto. Per il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli, il sindaco «non fa ciò che avrebbe dovuto fare già da tempo, ovvero ritirare gli atti fortemente discussi a partire dal regolamento comunale di Bagheria che sospende le procedure di demolizione degli immobili abusivi costruiti anche in zone di inedificabilità assoluta». E «questa della auto sospensione la riteniamo semplicemente una furbizia perché la maggioranza a 5 Stelle continua a sostenere il sindaco».

Ma Cinque se la deve vedere anche col fuoco “amico”, la deputata Claudia Mannino, rinviata a giudizio per la vicenda delle firme false a Palermo e sospesa dai probiviri. In un’intercettazione dell’inchiesta di Termini Imerese, Cinque definisce Mannino «una minchiona» per avere presentato l’emendamento, poi approvato, che inasprisce le sanzioni per chi commette abusi edilizi. «Ha ragione il sindaco di Bagheria, sono proprio una minchiona – ironizza Mannino – Vorrei informare Cinque e tutti i silenti organi dirigenti del M5S che, durante il mio mandato parlamentare, tale ‘becero’ comportamento si è manifestato più volte». Perché «non è la prima volta che il mio lavoro ‘infastidisce’ qualcuno».