Sarebbero 100mila i civili fuggiti da Kirkuk negli ultimi giorni, diretti verso il Kurdistan iracheno dopo l’ingresso in città delle truppe irachene. E, sebbene alcuni stiano rientrando, la tensione tra Erbil e Baghdad ha toccato un nuovo apice.

L’esercito governativo è ormai a 25 km dalla capitale kurda dopo aver assunto il controllo della città di Alton Kupri. È qui che ieri gli scontri tra peshmerga e soldati sono stati più intensi: le forze armate kurde hanno fatto saltare il ponte che da Alton Kupri conduce a Erbil.

Per precauzione, Baghdad non appare intenzionato a proseguire oltre le linee di confine ufficiali, quelle precedenti al 2014: Alton Kupri era l’ultimo distretto nella provincia contesa di Kirkuk ancora controllato da Erbil.

Un’intenzione, quella di non avanzare oltre, che comunque non spegne una crisi che ha visto ieri l’ingresso di un altro attore, finora rimasto nelle retrovie: il leader religioso sciita Moqtada al-Sadr ha inviato le sue Brigate della Pace verso Kirkuk a sostegno delle truppe irachene.

La mossa non stupisce: se in prima linea sono impegnate le milizie sciite (legate all’Iran e rivali dei sadristi), al-Sadr ha impiegato gli ultimi anni a cucirsi addosso i panni del leader nazionale e non settario. Ora prova a infilarsi nell’arena, ormai più politica che militare.