Il 21 giugno del 1982, su idea dell’allora Ministro della Cultura Jack Lang, in Francia nasce La Fête de la Musique, festa popolare che vuole celebrare il solstizio d’estate dando la possibilità di esprimersi musicalmente per le strade della città. Dal 2014 Milano si è aggiunta alle celebrazioni, trasformandosi, come nella giornata di domenica, in un palcoscenico a cielo aperto nelle piazze, nei parchi e nei vicoli insieme a band e musicisti di sicuro interesse come il collettivo hip hop Errare Humanum Est, i dylaniani Love Minus Zero e il cosmic folk dei Captain Toke & The Line Oversteppers. Il culmine della giornata però non poteva che giungere, come vento d’estate, dalla Francia che, in collaborazione con Edison 4Expo e l’Institut Français Milano, ha portato nel Cortile delle Armi del Castello Sforzesco una doppia performance, di sottile «retromania», composta da i giovani Cabaret Contemporain e da Nicolas Godin, membro «in pausa» degli Air.

Il quintetto francese ha il compito di aprire la serata e, dopo le passate riletture del compositore americano Moondog, quest’anno esplora l’elettronica dei Kraftwerk, insieme alla cantante svedese Linda Olah. Le reminiscenze di suoni passati sono anche al centro della sorpresa musicale di quest’estate, il ritorno di Nicolas Godin, senza la controparte Jean-Benoît Dunckel, con un album solista di prossima pubblicazione dal titolo Contrepoint, che presenta dal vivo in anteprima. E lo show-case apre con il singolo Orca che dichiara apertamente, insieme al nome del disco, il bisogno massiccio di un sguardo alla perfezione musicale di Bach.

Dopo un lungo blocco creativo mai celato nelle recenti interviste, Godin, a tre anni dall’ultimo lavoro degli Air Le voyage dans la lune, compie un’operazione simile a precedessori come Glenn Gould e le sue Goldberg Variations ma soprattutto recupera lo spirito rivoluzionario e giocoso con il quale Wendy Carlos, all’epoca Walter, sconvolse la musica elettronica a fine ’60, rileggendo il repertorio classico con moog e sintetizzatori in dischi come Switched – On Bach e The Well-Tempered Synthesizer, osannati da Gould stesso e pietre miliari per l’elettronica a venire, come spesso ha ricordato Giorgio Moroder.

Godin si spinge oltre, senza «ri-editare» Bach ma omaggiandolo anche per pochi istanti, contaminando i brani inediti con «classiche» atmosfere francesi stile Alain Bashung e Histoire de Melody Nelson di Gainsbourg ma anche con ispirazioni italiane, Morricone su tutti. Il risultato è un crescendo musicale ipnotico capace di compattare la purezza di suoni così distanti nel tempo.