Un anno fa l’Italia salì a Dublino e fu bastonata dagli irlandesi. Era il penultimo match del Sei Nazioni e in quella squadra irlandese, che il kiwi Joe Schmidt aveva raccolto dalle ceneri di un 2013 da dimenticare e che di lì a una settimana avrebbe vinto il torneo, erano in campo Brian O’Driscoll, Jonathan Sexton, Jamie Heaslip, Cian Healy, giocatori che ogni allenatore vorrebbe avere alla propria corte.

Sabato pomeriggio  all’Olimpico quei quattro non c’erano: il divino O’Driscoll ha chiuso con il rugby giocato, gli altri tre sono acciaccati o convalescenti. Invece che sette mete l’Irlanda ne ha segnate soltanto due e si è portata a casa il risultato (26-3) senza troppi patemi.
Non hanno brillato, le maglie verdi, né compiuto meraviglie: hanno puntato alla sostanza, con senso pratico, mestiere ed efficacia. Tradotto in cifre, questo significa 63 per cento di possesso palla e 126 raggruppamenti vinti. Dall’altra parte hanno trovato un’Italia disposta a difendere con ordine ma incapace di attaccare e soprattutto di gestire i (non molti) palloni a disposizione. Ciò che gli azzurri riuscivano a conquistare era puntualmente buttato via, o per errori nei passaggi o per un pessimo gioco al piede. Male la touche.

Per un’ora l’Irlanda ha tenuto gli azzurri sotto pressione, arroccati nella loro metà campo. La supremazia delle maglie verdi si vedeva soprattutto nel sostegno ai raggruppamenti e nella capacità di mantenere il possesso della palla. La difesa azzurra era accanita e a tratti commovente (205 placcaggi a fine partita: cifra impressionante) ma da quella trincea nulla usciva se non piccole sortite destinate a infrangersi nello spazio di pochi passaggi. Tre calci piazzati messi a segno da Ian Keatley contro uno (Kelly Haimona) hanno permesso agli ospiti di chiudere il primo tempo sul 9 a 3. Stesso copione nella ripresa, con un altro piazzato di Keatley (12-3) finché non è arrivato il cartellino giallo per Ghiraldini (63’) dopo l’ennesimo fallo della nostra mischia. Un minuto dopo l’Irlanda ha preso il largo: meta di Connor Murray e due minuti dopo meta di Tommy O’Donnell. 26 a 3 e vittoria in cassaforte.

La meta che Kelly Haimona segnava a due minuti dalla fine e che l’arbitro, il francese Pascal Gauzere, annullava per un tocco in avanti di Sergio Parisse davvero molto dubbio se non inesistente, non avrebbe comunque cambiato la sostanza del match. Conferenza stampa con musi lunghi e un argomento su tutti: mantenere il possesso e non lasciare più la palla agli avversari. Sì, ma come? Dal 2000 a oggi l’Italia ha disputato 76 partite del Sei Nazioni e ne ha perse 64. Negli anni buoni se ne vince una, un paio di volte si è raggiunto quota due vittorie, più spesso è stato whitewash, vale a dire zero punti. Solo la bellezza di questo gioco e la nobiltà del torneo giustificano l’affetto e la passione dei tifosi che continuano a riempire l’Olimpico (ieri 57 mila), certo non i risultati.
Tra una settimana c’è il Twickenham e ci sono gli inglesi che venerdì sera hanno sconfitto il Galles a Cardiff nonostante una lista infinita di infortunati. Sempre sabato, in serata,la Francia ha sconfitto la Scozia per 15-8.